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La demagogia dal basso

Gli opinionisti di Facebook tipo Gangemi che influenzano decine di milioni di elettori non sono il segno di una democrazia diretta, ma della tendenza a seguire i demagoghi semplificatori, una pericolosa strada verso dittature

La demagogia dal basso

Leggo su Cronache del Corriere della Sera che Francesco Gangemi, muratore disoccupato di 52 anni, è diventato il più famoso «influencer politico». Le sue pagine su Facebook generano milioni di interazioni. I suoi interventi non superano mai la lunghezza di due o tre frasi semplici. Una sua pagina si chiamava «Sputtaniamoli tutti». Un post di qualche tempo fa portava una fotografia della Fornero con la scritta: «Vergognati parassita!». Egli ammette di fare sempre e solo post che alimentano una tendenza già esistente quindi offensiva, denigratoria, anti-potere. Coi suoi milioni di contatti potenzia le tendenze, i rancori, gli attacchi, le fobie, i preconcetti più comuni e diffusi, agisce da amplificatore di tutto ciò che nella politica è luogo comune, esagerazione, eccesso. Contribuisce, con altri come lui, a creare le onde emotive e irrazionali che i politici populisti cavalcano come «volontà generale». Non dimentichiamo che l'ideologia dei Cinque Stelle vorrebbe abolire il Parlamento e affidare la formazione delle leggi e tutte le decisioni politiche al popolo, ma che quasi sempre le masse popolari agiscono in base a emozioni irrazionali e si fanno trascinare dalla dichiarazione di un demagogo, da una notizia falsa, da uno slogan come quello di Gangemi o di altri come lui. Molti non sono cittadini riflessivi e consapevoli ma una folla delusa ed instabile che, sotto la spinta della collera può essere orientata a votare chi vuol distruggere la democrazia e instaurare un regime totalitario.

Gli opinionisti di Facebook tipo Gangemi che influenzano decine di milioni di elettori non sono il segno di una democrazia diretta, ma della tendenza a seguire i demagoghi semplificatori, una pericolosa strada verso dittature tipo Chavez e Maduro in Venezuela o come Erdogan in Turchia. Dittature che non possono dare ciò che promettono e così si indebitano e portano alla rovina economica il Paese. Poi reprimono l'opposizione e uccidono la libertà.

Io non dico che questo avverrà in Italia, ma che da noi ci sono potenti forze politiche e culturali, anche appoggiate da certa stampa e dalla tv, che agiscono in questa direzione e che, se raggiungono il potere, portano inesorabilmente a questo risultato.

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