Le donne divise che combattono la stessa guerra

Domani il mondo celebrerà ancora l'8 Marzo, e lo farà in uno scenario inimmaginabile solo fino a poche settimane fa, in cui le donne stanno diventando via via un fattore sempre più determinante

Le donne divise che combattono la stessa guerra
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Domani il mondo celebrerà ancora l'8 Marzo, e lo farà in uno scenario inimmaginabile solo fino a poche settimane fa, in cui le donne stanno diventando via via un fattore sempre più determinante. Se l'iconografia ufficiale aveva inizialmente escluso del tutto la presenza femminile sia dai vertici di guerra sia dai tavoli della diplomazia - con l'unica eccezione della governatrice della Banca centrale russa Elvira Nabiullina -, ora la dicotomia tra le forze in campo si fa evidente proprio attraverso la rappresentazione delle donne nel conflitto. Gli analisti sono rimasti colpiti dal repentino cambio di strategia di Vladimir Putin, che ha lanciato le ultime minacce alla Nato circondato da una ventina di hostess di Aeroflot, durante la visita a un centro di addestramento della compagnia moscovita. Il lungo e spoglio tavolo ovale del Cremlino, alla cui estremità opposta il leader faceva accomodare l'interlocutore di turno, quasi a marcarne la distanza siderale come avvenuto con Macron e Scholz, lascia il posto ad un convivio con tanto di teiere, tazzine e composizioni floreali in bella vista. Brutale e straniante il confronto con le scene di devastazione che provengono dalle città ucraine sotto assedio, eppure anche nell'incontro tra il presidente-dittatore e le donne in divisa rossa e blu l'atmosfera è precipitata quando il discorso del capo si è spostato sulle sanzioni imposte dall'Occidente alla Russia, «simili a una dichiarazione di guerra, ma grazie a Dio non si è ancora arrivati a questo...». È in quel momento che i volti distesi e i sorrisi si sono di colpo rabbuiati, gli sguardi di ammirazione hanno fissato l'abisso di una guerra totale, tradendo probabilmente la reale frattura di un popolo che non segue più il suo comandante fino in fondo al baratro. Nonostante la macchina della propaganda voglia mostrare il contrario, la linea tra il consenso e il dissenso è più sottile di quanto un apparato possa disegnare. Le espressioni malcelate delle hostess, in silenzio, aprono uno squarcio sulla tela di regime. Urlano invece le madri e le ragazze manganellate in piazza a San Pietroburgo, angoscia l'arresto a Mosca dell'attivista Svetlana Gannushkina, ieri nel giorno del suo ottantesimo compleanno, colpevole di aver promosso un picchetto per la pace.

Dall'altra parte del fronte, scorrono le immagini delle donne ucraine elevate a simbolo della resistenza, mentre stringono a sé i neonati in un bunker di Kiev o imbracciano il kalashnikov a Leopoli.

Quando parleremo di 8 Marzo in guerra, sforziamoci di superare il fossato di una trincea. Vincendo la tentazione di dividere e ricordando il coraggio e l'eroismo delle donne, qualunque sia il posto in cui la Storia le ha costrette a combattere.

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