Cronache

E adesso i giudici ordinano: bonus bebè a tutti gli immigrati

Decine di sentenze in favore degli immigrati che chiedono il bonus bebè senza avere un permesso di soggiorno di lungo periodo

Foto di archivio
Foto di archivio

Welfare per sentenza dei giudici. Forse ricorderete che nel 2014 il governo Renzi aveva stabilito che il bonus bebè elargito dallo Stato potesse essere richiesto anche dagli stranieri. Con un limite: che avessero un permesso di soggiorno di lungo periodo. Tuttavia, come scrive La Verità, in molti hanno fatto ricorso e i giudici fanno in modo di concederlo a tutti gli immigrati. Senza limiti.

Basti pensare a quanto successo a Vicenza, dove il Tribunale ha obbligato l'Inps a concedere il bonus bebè ad una signora del Burkina Faso arrivata da poco in Italia e che ha partorito nel marzo dell'anno scorso. Per carità: la donna non è clandestina, ma aveva un permesso di soggiorno limitato a pochi anni. Dunque, non avendo quello di lungo periodo, non poteva richiedere il beneficit statale. Lei non c'è stata e ha deciso di ricorrere in tribunale, dove ha trovato un giudice ben contento di darle ragione.

Secondo il magistrato, infatti, mettere limiti alla concessione del bonus differenziando tra straniero e straniero sarebbe "discriminatorio". E come la signora del Burkina Faso, così stanno facendo tante altre immigrate (con relativi successi in Aula), che si appellano ad una direttiva Ue. A Brescia e Mantova sono state emesse sentenze identiche e secondo i sindacati, che sostengono le straniere, sono in arrivo altri ricorsi. A Bergamo invece ha vinto una class action di 20 immigrati. Con quale conseguenza? Facile: i soldi per il bonus adesso non ci sono più (il governo ha sostituito gli 80 euro con un fondo da 100 milioni per le famiglie, briciole) mentre sarà necessario reperire risorse per pagarlo alle mamme straniere che hanno vinto in tribunale.

E dove non riescono i giudici nazionali, ci pensano quelli Ue. A Brescia, per esempio, il primo grado aveva dato ragione all'Inps ma i giudici di appello hanno deciso di rivolgersi alla corte Ue per un consulto. Risultato: "I cittadini dei Paesi non Ue ammessi in uno Stato membro a fini lavorativi, a norma del diritto dell' Unione e del diritto nazionale - hanno sentenziato i togati europei - devono beneficiare della parità di trattamento rispetto ai cittadini di detto Stato". Insomma: l'Italia deve pagare.

Anche se il Parlamento aveva deciso di limitare quel bonus bebé solo a chi vive da tanti anni nel nostro Paese.

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