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E il camerata Zuckerberg censura i nuovi fascisti

E il camerata Zuckerberg censura i nuovi fascisti

Chiusi. Bannati. Cioè messi al bando. Reclusi in una specie di confino digitale. Spenti. Ieri i profili Facebook e Instagram di Casa Pound e Forza Nuova sono stati bloccati. Decine di pagine di esponenti dei due movimenti sono stati oscurati. Compresa la pagina ufficiale di Casa Pound, che conta più di 280mila iscritti. «Le persone e le organizzazioni che diffondono odio o attaccano gli altri sulla base di chi sono non trovano posto su Facebook e Instagram. Candidati e partiti politici, così come tutti gli individui e le organizzazioni devono rispettare queste regole, indipendentemente dalla loro ideologia», spiegano fonti dei social network. Tappare la bocca a due movimenti che si sono presentati alle elezioni (raccogliendo peraltro pochissimi voti) è uno strano modo di esercitare la democrazia. Vagamente totalitario. Facebook è una azienda privata e può fare quello che vuole, ma combattere le idee mozzando le lingue non è mai una buona idea. Non è con una censura fascista che si ferma il fascismo. E soprattutto: possiamo permettere che una delle principali infrastrutture della nostra comunicazione, anche politica, possa scegliere unilateralmente chi può avere agibilità sociale? I contenuti di odio devono essere bloccati, ovvio. Ma è molto preoccupante che vengano silenziate le voci che non piacciono a sua maestà Mark Zuckerberg e alle vestali del politicamente corretto.

Un sovrano che, se indossassimo gli occhiali dell'antifascismo militante e ossessivo, non esiteremmo a definire fascista.

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