Cronache

Ecco cosa pensava la Fallaci del "penoso" Dario Fo: "Senza dignità"

La scrittrice fiorentina Oriana Fallaci dedicò alcune righe a Dario Fo e sua moglie: "A parte il disprezzo, intende dire? Una specie di pena. Perché v'era un che di penoso in quei due vecchi"

Ecco cosa pensava la Fallaci del "penoso" Dario Fo: "Senza dignità"

Anche Oriana Fallaci disse la sua su Dario Fo. Tra i due non correva buon sangue, è evidente: si scambiarono diverse accuse, il primo barricato su posizioni no-global, la seconda sempre controcorrente. Daro Fo e la moglie attaccarono duramente la scrittrice, in quegli anni calunniata per le sue idee non in linea col pensiero unico della sinistra.

La Fallaci nel 2002 si era schierata contro una manifestazione dei no-global prevista a Firenze, occasione che sarebbe potuta trasformarsi in un secondo G8 di Genova. In un articolo sul Corriere della Sera la scrittrice fiorentina aveva invitato suoi concittadini a protestare pacificamente e ad addobbare a lutto la città. Dal palco della manifestazione Franca Rame, moglie di Fo, definì la Fallaci una "terrorista". La giornalista in tutta risposta scrisse ne "La forza della Ragione" che "fui esposta al pubblico oltraggio. Istigato, questo, da un vecchio giullare della Repubblica di Salò. Cioè da un fascista rosso che prima d'essere fascista rosso era stato fascista nero quindi alleato dei nazisti che nel 1934, a Berlino, bruciavano i libri degli avversari". Un duro affondo che ripercorreva la famosa controversia sull'arruolamento di Dario Fo nella R.S.I..

Le parole della Fallaci su Dario Fo

Non solo. In diverse interviste e numerosi testi Oriana tornò a parlare dei coniugi Fo. Sull'archivio storico di Panorama è possibile recuperarne alcuni passaggi raccolti in un lungo articolo dal titolo "Oriana Fallaci risponde". "Franca Rame - gli fece notare Riccardo Mazzoni - Le ha dato della terrorista". "Già - rispose la Fallaci - Dinanzi alla Basilica di Santa Croce, dal palcoscenico del comizio che ha aperto l'oceanico raduno. Sicché, quando la sua discepola cioè quella delle caricature è andata alla Fortezza da Basso con l'elmetto in testa, molti bravi-ragazzi l'hanno scambiata per me. Si son messi a ulularle "Lercia terrorista, lercia terrorista". Del resto il marito della summenzionata ha detto che a Firenze io volevo i carri armati".

Poi il giornalista domandò: "Mi chiedo che cosa provasse a guardarli". E la Fallaci, dura e diretta, disse: "A parte il disprezzo, intende dire? Una specie di pena. Perché v'era un che di penoso in quei due vecchi che per piacere ai giovani radunati in piazza si sgolavano e si sbracciavano sul palcoscenico montato dinanzi a Santa Croce, quindi dinanzi al porticato che un tempo immetteva al Sacrario dei Caduti Fascisti. In loro non vedevo dignità, ecco. A un certo punto l'amico che con me li guardava alla tv ha sussurrato: 'Ma lo sai che lui militava nella Repubblica di Salò?'. Non lo sapevo, no. Come essere umano non mi ha mai interessato. Come giullare, non m'è mai piaciuto. Come autore l'ho sempre bocciato, e la sua biografia non mi ha mai incuriosito. Così sono rimasta sorpresa, io che parlo sempre di fascisti rossi e di fascisti neri. Io che non mi sorprendo mai di nulla e non batto ciglio se vengo a sapere che prima d'essere un fascista rosso uno è stato un fascista nero, prima d'essere un fascista nero uno è stato un fascista rosso. E mentre lo fissavo sorpresa ho rivisto mio padre che nel 1944 venne torturato proprio da quelli della Repubblica di Salò. M'è calata una nebbia sugli occhi e mi sono chiesta come avrebbe reagito mio padre a vedere sua figlia oltraggiata e calunniata in pubblico da uno che era appartenuto alla Repubblica di Salò. Da un camerata di quelli che lo avevano fracassato di botte, bruciacchiato con le scariche elettriche e le sigarette, reso quasi completamente sdentato. Irriconoscibile. Talmente irriconoscibile che, quando ci fu permesso di vederlo e andammo a visitarlo nel carcere di via Ghibellina, credetti che si trattasse d'uno sconosciuto. Confusa rimasi lì a pensare – chi è quest'uomo, chi è quest'uomo – e lui mormorò tutto avvilito: 'Oriana, non mi saluti nemmeno?'. L'ho rivisto in quelle condizioni, sì e mi son detta: 'Povero babbo. Meno male che non li ascolti, non soffri.

Meno male che sei morto'".

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