Coronavirus

Ecco i test di massa sugli anticorpi: si scoprirà chi ha avuto il virus

A fine aprile l'Italia comincerà una massicca campagna di test sierologici per scoprire la reale percentuale di chi è stato positivo ed ha sviluppato gli anticorpi: si procederà su categorie di popolazione in base all'area geografica ed all'età. Anche l'Oms sulla scia dell'Italia

Ecco i test di massa sugli anticorpi: si scoprirà chi ha avuto il virus

Entro poche settimane, tra fine aprile ed i primi di maggio, prenderà il via la più grande operazione della storia sul sangue degli italiani. I test sierologici serviranno a capire e scoprire quanta gente ha avuto il Coronavirus ed ha sviluppato gli anticorpi.

La vera percentuale dei positivi

La decisione è stata ufficializzata nel corso di una conferenza stampa dall’Istituto superiore di Sanità: il Presidente Silvio Brusaferro e Gianni Rezza, sempre dell'Iss, hanno affermato che l'operazione servirà a comprendere, in maniera molto precisa, la percentuale di popolazione che è stata positiva al Covid e che, quindi, ha sviluppato gli anticorpi. Sulla base dei risultati saranno gestite le varie fasi di riapertura. Affinché lo screening sia completo di tutti i dati, come si legge sul Messaggero, sarà necessario, probabilmente, un altro mese.

I dubbi

Il Coronavirus, come sappiamo, non dà punti di riferimento e, ad oggi, nessuno sa con certezza quanto durerà l'immunizzazione in chi ha sviluppato gli anticorpi: sulla base dell’esperienza con altri coronavirus potrebbe durare 3-4 mesi, ma si tratta soltanto di ipotesi.

E poi, questi test, saranno affidabili? È quello che si domanda il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità e rappresentante del Comitato tecnico scientifico sul Coronavirus. "Occorreranno ancora pochi giorni per completare la validazione dei test sierologici per la ricerca degli anticorpi - ha affermato - la valutazione deve essere svolta con rigore. Per questo è opportuno lavorare insieme alle Regioni".

Dalla Toscana all’Emilia-Romagna, dal Veneto alle Marche, quasi ovunque, ormai, si stanno sperimentando i test sierologici specialmente per le categorie più a rischio come quella degli operatori sanitari.

Priorità e differenze

Chi saranno i primi a sperimentare questi test sierologici? Verranno sottoposti all'esame categorie di popolazione rappresentative sia a livello geografico, sia per età.

Discorso differente per i tamponi, che serviranno a trovare chi è malato in quel preciso momento e deve essere curato ed isolato. In questo caso, dovrà essere data priorità ai pazienti ospedalizzati, agli operatori sanitari esposti a maggior rischio, ai soggetti fragili, agli ospiti delle Rsa ed agli operatori dei servizi pubblici essenziali.

Il Ministero della Salute ha diffuso una nuova circolare in cui viene ribadito che i test sierologici non possono sostituire i tamponi. Inoltre, ha autorizzato i test molecolari rapidi per verificare più velocemente se un paziente sia stato contagiato: si punta sulla rilevazione dei geni virali nelle secrezioni respiratorie. "Nelle aree in cui vi è ancora una limitata trasmissione di Sars-CoV-2, se si dispone di risorse sufficienti, bisogna effettuare test diagnostici in tutti i pazienti con infezione respiratoria", fanno sapere.

Test sierologici anche dall'Oms

In parallelo, si sta muovendo anche l’Organizzazione mondiale della Sanità, che ha lanciato il programma “Solidarity” che eseguirà la stessa ricerca italiana per scoprire quante persone, nel mondo, hanno avuto l’infezione. Si attiverà una poderosa campagna di analisi del sangue per rilevare gli anticorpi al virus in una decina di paesi.

Screening massicci con test sierologici sono previsti anche in Germania, Francia, Regno Unito.

Federico Perno, direttore Analisi chimico cliniche e microbiologia dell’ospedale Niguarda di Milano, mette in guardia perché in commercio girano molti test anticorpali inaffidabili, "bisogna avere la certezza che funzionino bene".

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