Cronache

Ecco qual è il vero freno che impedisce al Paese di decollare

Circa 14 milioni di italiani non hanno accesso alla Rete. In tanti casi chi accede ha una connessione di bassa qualità. Il divario che frena la ripartenza

Laptop
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La pandemia ha innegabilmente avvicinato alla Rete milioni di persone che non avevano mai inviato una mail e non possedevano un account social. Sono sbarcate sul pianeta digitale non senza qualche titubanza, ma ora non riuscirebbero più a fare marcia indietro, perché si sono abituate a svolgere online buona parte delle attività professionali e tutta una serie di adempimenti burocratici, fiscali, finanziari e di altra natura. Nonostante questa imperiosa accelerazione nell’adozione di strumenti digitali, ci sono circa 14 milioni di italiani che non accedono alla Rete o lo fanno in maniera discontinua o con una connessione di bassa qualità. E’ una delle cifre più significative contenute nell’ultimo rapporto Auditel-Censis, che ha indagato a fondo l’evoluzione dei consumi mediatici e delle dotazioni di device e connessioni. Si tratta di uno studio accurato e “double face”: da una parte evidenzia il ritardo digitale di anziani e poveri, dall’altro sottolinea come ci siano ancora centinaia di migliaia di giovani under 35 e tantissime famiglie di livello economico medio-alto che non dispongono di una connessione internet né di dispositivi adeguati e non intendono adattarsi alla “nuova normalità” dettata dalla digitalizzazione di attività e procedure.

Gli esclusi digitali

Il 67,4% delle famiglie di soli anziani, cioè composte da persone di 65 anni e più, non sa usare internet. Ben 473.000 famiglie composte da giovani under 35 non dispongono di un pc né di un tablet per connettersi a internet, lavorare, studiare, informarsi, accedere da casa a servizi sanitari, finanziari, amministrativi. Inoltre, 3,1 milioni di nuclei famigliari con almeno un occupato in famiglia e 1,2 milioni di famiglie con almeno un bambino o uno studente sono irriducibilmente disconnessi ma non vivono affatto come un disagio l’esclusione da ogni esperienza digitale. Neppure la pandemia, quindi, è riuscita a vincere queste resistenze culturali.

Cause e rimedi

Come si spiega la permanenza di sacche di disconnessione ancora molto estese, visto e considerato che le differenze di ricchezza e il dato anagrafico non forniscono sufficienti chiavi di lettura? Le ragioni del fenomeno sono molteplici. Anzitutto le criticità infrastrutturali, cioè il fatto che in moltissime aree del Paese le connessioni sono ancora precarie e non consentono di fruire di servizi efficienti sul piano tecnologico. In secondo luogo un’alta percezione del rischio da parte di una molteplicità di utenti che, consapevoli del carattere “tossico” dell’ambiente virtuale, preferiscono rimanerne distanti per evitare i pericoli di lesione della privacy e di perdita della sicurezza nella gestione dei propri dati.

Per invertire il trend occorrono: maggiori investimenti nelle infrastrutture di rete, al fine di rendere sempre più agevole l’accesso universale ai canali online; un potenziamento delle tutele giuridiche degli utenti; interventi formativi per accrescere le competenze digitali; campagne di sensibilizzazione a un uso responsabile del web.

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