Cronache

"Vi racconto il ruolo dei social nella chirurgia plastica"

La chirurgia plastica ed estetica non è solo prerogativa degli adulti o di un problema oggettivo che si vuole modificare o eliminare: ecco cosa ci ha detto il dott. Erik Geiger

Erik Geiger: "Vi racconto il ruolo dei social nella chirurgia plastica"

L'aumento esponenziale degli interventi di chirurgia plastica ed estetica tra i giovanissimi è dovuto essenzialmente all'immagine che si vuole dare sui social oltre che nella vita privata. È quanto ci ha detto il dott. Erik Geiger che ormai dal 2008 svolge la sua attività libero professionale come Specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica. Ad oggi, il Dott. Geiger vanta un’elevata casistica in tutti gli interventi di estetica con all'attivo circa mille interventi soltanto sul seno, per la maggior parte mastoplastiche additive e mastopessi con protesi e senza.

Intervistato dal Giornale.it, ci ha spiegato soprattutto com'è cambiato il rapporto tra i giovani e la chirurgia, qual è l'influenza dei social, cosa vogliono cambiare del loro corpo i giovanissimi e quali sono tutti i rischi degli interventi.

Che ruolo hanno i social sui giovani che vogliono ricorrere sempre di più alla chirurgia plastica? Instagram, Facebook e le influenze hanno un ruolo o no?

"Ce l’hanno eccome: i giovani oggi sono bombardati dagli stereotipi dei social che tendono a un canone di perfezione e, di conseguenza, questa è la loro mira. A differenza di quanto succedeva 50 anni fa quando avevamo accesso ad alcune riviste dove si vedevano gli stereotipi di un tempo, oggi ci sono modelli diversi che cercano di seguire. Dal momento che la presentazione su Instagram e Facebook è data da una foto, per loro l’aspetto fisico è diventato un elemento predominante che viene giudicato da una quantità inimmaginabile di persone rispetto a quanto avveniva un tempo senza i social".

In percentuale, quanti sono i giovanissimi che vogliono rifarsi qualche parte del corpo con un prototipo che hanno in mente?

"Fino ai 45-50 anni si usa Instagram, al di sopra dei 50 Facebook. La maggior parte dei giovani che vengono da noi usano i social e hanno un modello di riferimento. Discorso diverso per quei giovani che vengono perché hanno vissuto sin da piccoli un complesso per una parte del corpo che non piaceva e, di conseguenza, sarebbero venuti a prescindere. I social, in questo caso, non hanno avuto un effetto catalizzatore".

Cosa ci raccontano i numeri su chi si rivolge a voi?

"I numeri della società americana di chirurgia plastica parlano di un boom di richieste di ritocchini o ritocchi più invasivi da parte dei giovani con una percentuale stimata intorno al 300-400% in più da quando esistono i social. Oltre a dare l’opportunità di individuare dei modelli che tendono alla perfezione, allo stesso tempo li hanno messi a nudo".

Sono più le donne o gli uomini che ricorrono alla chirurgia plastica? E qual è l’età media?

"Le maggiormente influenzate dai social sono sicuramente le giovani donne, sempre di più rispetto agli uomini. C’è una sproporzione: almeno nel mio caso specifico parliamo di un 90% contro il 10% dei ragazzi. Per quanto riguarda l’età, la fascia va dai 20 ai 30 anni".

Quali sono le cose principali che le giovani donne vogliono cambiare o ritoccare del loro corpo?

"Se parliamo di interventi chirurgici, i più richiesti sono sicuramente la mastoplastica additiva, cioè l’aumento del seno e la rinoplastica. Per quanto riguarda la medicina estetica, richiedono tantissimo il trattamento delle labbra. Alcune, poi, richiedono anche il rinofiller, un trattamento per poter rimodellare il naso, non paragonabile certamente a un intervento chirurgico ma che riesce a nascondere alcuni difetti come la gobba o una punta un po’ scesa. Può aiutare in termini di miglioramento dell’aspetto del naso".

Ci sono rischi dovuti a materiali scadenti che può utilizzare un professionista non qualificato?

"La medicina estetica è fatta, nel 99% dei casi, con prodotti definiti filler che sono composti al 100% da acido ialuronico, materiale bio compatibile perché viene ben tollerato dal nostro organismo. Il punto è che nel momento in cui ci si rivolge a un professionista con la P maiuscola, il paziente deve essere informato sui possibili rischi che ci sono sempre. L’unico elemento fondamentale è che il professionista userà dei materiali affidabili, sicuri e di qualità. Allo stesso tempo, ciò che fa la differenza è che alla fine del trattamento bisogna pretendere di ricevere un tagliandino, presente in tutte le confezioni di filler che vengono utilizzate, che possa permettere al paziente di sapere quale prodotto è stato utilizzato. Così, se ci fosse un problema a distanza di tempo, c’è la possibilità di capire come intervenire in base al tipo di prodotto utilizzato. C’è anche un altro aspetto importante legato al concetto base che non può essere trascurato: non esiste un trattamento o un intervento che non comporti dei rischi, che devono essere ben spiegati al paziente uomo o alla paziente donna che decidono di sottoporsi all’intervento. Non dimentichiamoci che trattiamo dei pazienti che stanno bene ma che vogliono stare meglio: di conseguenza devono avere la possibilità, in base a ciò che noi raccontiamo, di decidere se vale la pena correre il rischio o meno".

Cosa cambia nella chirurgia estetica?

"Deve essere fatta in sicurezza: significa che bisogna avere tutte le condizioni che possano garantire al paziente, in caso di imprevisto, di poter affrontare la situazione. Questo significa che bisogna effettuare un intervento chirurgico all’interno di una struttura attrezzata e idonea al tipo di intervento; la presenza di un anestesista che possa gestire il possibile imprevisto e dei materiali di qualità. La ricerca del low cost deve far riflettere che il risparmio che loro avranno sarà sugli standard di qualità e sicurezza che potranno essere garantiti".

Esistono specifici prodotti a rischio?

"La risposta vale sia per la medicina che per la chirurgia: va fatta sempre una diagnosi e anamnesi, cioè una valutazione ben precisa della storia clinica del paziente. Chi riferisce di aver numerose allergie o intolleranze, di certo deve farci stare attenti nella valutazione di una possibile prova allergica prima di effettuare un filler. Allo stesso tempo, prima di entrare in sala operatoria, un paziente deve fare tutta una serie di esami che permettano a chirurgo e anestesista di definirlo idoneo a quel tipo di intervento".

Prima, durante o dopo un intervento, ci sono medicinali che la giovane paziente dovrà assumere?

"Ci sono dei casi in cui è opportuno prendere integratori per ridurre gonfiori e lividi successivi al filler. Per la chirurgia, invece, c’è sempre una prescrizione domiciliare che la paziente dovrà seguire per il buon esito del post operatorio oltre a tutta una serie di indicazioni fondamentali che devono essere seguite: ad esempio, la non esposizione al sole per un tempo variabile che sarà differente a seconda dell’intervento per mettere una corretta guarigione dei tessuti e delle cicatrici . Chi fa un filler dovrà stare attenta al sole nelle prime 24/48 ore. Farmaci veri e propri no".

Perché in un momento di pandemia che dura da due anni si ricorre così tanto alla chirurgia estetica?

"Non parlerei di un aumento dei numeri, l’Associazione italiana di chirurgia plastica non ha riscontrato questo aumento. C’è stato, invece, un aumento delle richieste per alcuni particolari trattamenti. Nel post lockdown, la gente ha avuto molto più tempo da dedicare a se stessa. Di conseguenza, hanno prestato più attenzione al loro corpo. La gente si è sottoposta con più facilità rispetto a prima ai trattamenti chirurgici perché c’è stata la possibilità dello smart working e si sono potuti gestire in maniera più riservata il post operatorio senza raccontarlo a nessuno e continuando a lavorare".

Cosa è successo, invece, con la medicina estetica?

"Per quel che riguarda la medicina estetica, invece, l’uso della mascherina ha portato a un aumento dei trattamenti per la fronte, l’unica parte scoperta, e degli occhi. Allo stesso tempo, molte persone hanno ricorso al trattamento degli zigomi e delle labbra che prima non facevano perché sarebbero dovuti andare in ufficio dove i colleghi si sarebbero accorti dell’intervento. La mascherina, invece, ha consentito di nascondere lividi e gonfiori senza dare spiegazioni a nessuno”.

Quando arriva una giovane paziente con la madre o i genitori, cosa succede nel primo incontro con voi?

"Succede una cosa molto semplice: io dico sempre che tutto nasce dentro casa. Se quella persona è arrivata nello studio, un percorso è già iniziato. Sta al professionista capire quali sono le motivazioni per cui quel trattamento viene richiesto e soprattutto se è necessario e per quale motivo. La prima visita serve a capire qual è il disagio e se viene dalla giovane o dalla madre che spinge la figlia a fare il trattamento, specie se in casa ha avuto degli esempi di chi ha usato e abusato di chirurgia plastica. Se, invece, tutto questo non c’è stato e vengono da me per il parere di un esperto, cerco di entrare nella psicologia della situazione ma soprattutto cerco di leggere gli occhi di queste madri che possono chiedere un aiuto al dire di no o un aiuto al dire di sì se c’è necessità”.

Nella sua attività di Roma, che tipo di pazienti vengono?

"Ho pazienti di tutti i tipi e tutte le fasce d’età, ognuno ha le sue richieste: le giovani come quelle di cui abbiamo parlato fino ad ora, le donne che hanno superato una gravidanza e vogliono tornare un po’ a quel fisico che avevano precedentemente ma senza stravolgerlo. Allo stesso tempo, poi, ci sono anche tantissime persone più avanti con l’età sulle quali oggi, soprattutto grazie alla tecnologia, possiamo effettuare trattamenti che non servono né a gonfiare né a stravolgere ma solo ad accompagnare le persone nel loro processo di invecchiamento dei tessuti.

È la cosa più importante, dovrebbe essere la prerogativa di chi fa questo lavoro in maniera seria, coscienziosa e professionale".

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