Gli errori di marzo e l'incapacità di oggi

Ora che le carte dimostrano in maniera inequivocabile i ritardi e le omissioni del governo nei giorni decisivi dell'emergenza Covidi gazzettieri del premier Conte e del suo governo sono nel più cupo sconforto.

Gli errori di marzo e l'incapacità di oggi

Ora che le carte dimostrano in maniera inequivocabile i ritardi e le omissioni del governo nei giorni decisivi dell'emergenza Covid - compreso il decisivo tentennamento sull'istituzione della zona rossa nel Bergamasco - i gazzettieri del premier Conte e del suo governo sono nel più cupo sconforto. Per tre mesi hanno cercato di spostare l'attenzione e le colpe sui governatori, in particolare quello della Lombardia, e lo hanno fatto con una velocità e una violenza apparsa da subito sospetta. Hanno chiesto dimissioni a raffica ed evocato pure le manette, quasi a voler chiudere lì la faccenda, probabilmente sicuri che il tentativo di secretare i verbali delle discussioni e decisioni di vertice sarebbe andato a buon fine.

Non è andata così, oggi sappiamo che le indecisioni più gravi sono state quelle del governo e si deduce, leggendo i verbali, che Conte ha pure mentito - o è stato colto da amnesia - nella sua ricostruzione fatta davanti ai magistrati che stanno indagando sul disastro della Val Seriana. Ma noi non cambiamo opinione e giudizio rispetto a quanto abbiamo espresso nei mesi scorsi a proposito degli amministratori lombardi. Quell'emergenza fu un fulmine a ciel sereno che colse tutti di sorpresa e impreparati, a Milano come a Roma: governatori, ministri, premier e scienziati hanno fatto del loro meglio, anche se con il senno di poi è evidente che quel meglio non è bastato a limitare i danni.

Compito dei giornali è fare sapere all'opinione pubblica come andarono le cose, non istruire processi di piazza, non lo abbiamo fatto con i governatori e non lo faremo con Conte. Non possiamo però - alla luce delle novità che stanno emergendo - non constatare quanto è stato subdolo e pure vigliacco il tentativo del governo e dei suoi giornalisti portavoce di dividere le responsabilità: tutti i buoni a Roma, i cattivi e gli inetti concentrati in Lombardia.

Lo abbiamo detto da subito: salvo reati per colpa o malafede quelle settimane dovrebbero godere di una sorta di scudo, e questo vale sia per i politici sia per gli amministratori e i medici.

Concentriamoci su quello che ci aspetta, sia sul piano del contenimento sanitario che della ripartenza economica. Se l'incapacità dimostrata all'inizio della pandemia è in qualche modo giustificabile, quella che vediamo oggi non è accettabile. E questo è il vero problema.

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