Esonda il "fiume" di migranti: "Servono rinforzi alla frontiera di Trieste"

L'allarme del sindacato di polizia a Trieste che denuncia "l'indifferenza del governo". Nel 2019 oltre 5.300 ingressi

Immagine di repertorio: migranti sulla rotta Balcanica
Immagine di repertorio: migranti sulla rotta Balcanica

Quei sentieri segreti dei migranti li avevamo battuti lo scorso giugno. Sono le vie di accesso per entrare in Europa usate da chi, lungo la rotta Balcanica, intraprende il viaggio che dalla Turchia porta fino all'Italia. Passando per la Grecia (guarda il reportage) e i Paesi dell'ex Jugoslavia.

L'ultimo tratto del percorso sbuca a Trieste, sui monti del Carso. I migranti attraversano i sentieri di notte per non essere avvistati dalla polizia slovena. Poi entrano nel Belpaese e camminano fino in città per presentare domanda di asilo. Il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha provato ad arginare il flusso. Sul confine sloveno ha schierato i droni e i visori notturni, è partito un servizio di pattugliamento congiunto con la polizia slovena (definito "non di grande successo" dal Prefetto di Trieste) e la Lega si era detta pronta a costruire un muro di filo spinato, se necessario. Ma la fiumana non si è arrestata del tutto. "Siamo a denunciare per l'ennesima volta la mancanza di una strategia per arginare l'affluenza migratoria della rotta balcanica - attacca Alessio Edoardo, sindacalista segretario generale provincia dell'FSP - purtroppo, nell'indifferenza del governo, il personale della polizia di frontiera deve affrontare una mole di lavoro pesantissima con un organico ridotto ai minimi termini da politiche ministeriali che non prendono in dovuta considerazione la situazione del confine orientale trattandola come secondaria ma che con i numeri in possesso sembra essere una vera e propria emergenza quasi pari alla rotta mediterranea".

Ogni giorno sarebbero "decine" i migranti che dal Carso scendono in città "mettendo in crisi il sistema di sicurezza". Recentemente fa ne sono stati fermati 28 a pochi giorni dalla tragedia che ha visto morire un migrante precipitato in un burrone. "Ci auguriamo una presa di posizione seria e costruttiva - scrive in una nota l'FSP - che porti a un immediato aumento del personale permanente, il quale possa attuare una attività di vigilanza del territorio superiore alle due unità attuali. C'è bisogno di attivare protocolli sanitari per il controllo dei migranti rintracciati e del personale di polizia operante il quale è a stretto contatto con loro per tutto il tempo delle operazioni di identificazione". Quello che serve è il rafforzamento del "personale della Ps sul territorio", evitando le "solite e inutili attività di tampone".

Insomma: occorrono i rinforzi. I numeri in fondo parlano chiaro: nel 2019, i migranti intercettati agli ingressi erano 4.000, cui vanno aggiunte oltre 1.300 persone che si sono presentate spontaneamente in Questura. Per fare un confronto, non sono molti meno rispetto agli 11.471 immigrati sbarcati sulle coste.

Si tratta di un "aumento del 50% rispetto all'anno scorso", ha spiegato a fine anno il questore Giuseppe Petronzi. La maggior parte sono pachistani, una peculiarità su cui ilGiornale.it aveva indagato, svelando la truffa dei falsi minori in Regione.

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