
La faccia come il Conte: perché soltanto "Giuseppi", leader dei neo grillini gavianei (con la differenza che Antonio Gava non si ergeva a rivoluzionario moralista) in una sola conferenza stampa può appoggiare un candidato indagato nelle Marche, poi frenare su un candidato non indagato alla Regione Toscana, poi continuare a pretendere le dimissioni del sindaco di Milano in Lombardia e, per tutte le altre regioni o possibili alleanze, straparlare di "potentati" e "signori delle tessere" e insomma: si vedrà. Notevole, sempre ieri, questa sua uscita riassuntiva: "Se ci fosse un collegamento fra Ricci e la candidatura che stiamo valutando in Campania significherebbe che sono un buffone". Proprio così.
La scienza medica, per il resto, ci dirà se l'elettorato più immemore (quello grillino, per esempio) abbia il cervello esentato dalle labirintiti che il "Movimento" per esempio ingenera. Conte, infatti, è quello che ora non ha fiato per chiedere la minima sospensione preventiva per Ricci nelle Marche, ma è anche quello che citava il presunto Codice etico dei 5Stelle e cancellava candidature per un semplice avviso di garanzia inneggiando a una tolleranza zero. Ma solo quando serve: magari per regolamenti di conti interni, tipo quando (marzo 2019) l'arresto dell'allora presidente dell'Assemblea capitolina Marcello De Vito (M5S) portò all'espulsione immediata da Luigi Di Maio perché "pur nel rispetto della presunzione d'innocenza" il quadro indiziario era già "grave". Valse anche per Federico Pizzarotti (sindaco di Parma) e Filippo Nogarin (sindaco di Livorno) e Giulia Sarti (condannata per diffamazione e sfiorata da Rimborsopoli) senza che lo stesso Codice poi valesse per Chiara Appendino, Riccardo Tucci e tantomeno Beppe Grillo, più altri (Domenico Arcuri, Virginia Raggi) che abbiamo ultimamente citato su queste pagine sino alla noia.
Alle Europee 2024 Giuseppe Conte parlava di "candidature-truffa" tra quelle di ministri e parlamentari che sapevano di non poter onorare il mandato, ma poi, nel maggio 2025, arrivarono le amministrative di Massafra (Taranto) ed ecco, nella lista M5S, due condannati, e Conte: nessuna sospensione, nessuna espulsione preventiva. E ora Ricci nelle Marche? "L'avviso di garanzia non è una condanna". Eccola la labirintite. Marzo 2019, Marcello De Vito (M5S, Roma, corruzione): arresto e espulsione immediata, perché Conte appoggiava la linea "indagati via, senza se e senza ma". 2022-2023, Riccardo Tucci (M5S, deputato) indagato per frode fiscale, ma candidato e riconfermato. Nel maggio scorso i due candidati M5S di Massafra non furono neanche sospesi.
Perché non esistono codici etici, non esiste memoria o coerenza, esistono le alleanze, i voti, gli equilibri elettorali, le piccole o grandi convenienze che ti trasformano da anti-sistema a sistema convivente e connivente. L'avvocato Giuseppe Conte (avvocato è un'aggravante) ieri era un giustiziere, un'ora fa era un uomo di potere, un minuto fa è diventato un giustiziere di potere. Ma già lo sapevamo.
Lo sapevamo qualche giorno fa, quando a margine dell'inchiesta milanese sull'urbanistica si lasciò andare senza sfumature: "Quando si tratta di legalità non vogliamo mai la testa dall'altra parte e non guardiamo in faccia a nessuno. I responsabili politici devono fare un passo indietro". È lo stesso che ieri, di fronte all'avviso di garanzia di Ricci nelle Marche, parla di "non condanna" e non chiede passi indietro. È lo stesso che nel 2018 diceva "aumenteremo le pene per i reati contro la pubblica amministrazione con introduzione del Daspo per corrotti e corruttori", certo, come no.
È lo stesso che nel 2022, durante lo scandalo Qatargate, definiva la corruzione come un "male da estirpare alla radice" e lanciava un appello affinché si rendesse strutturale la questione morale, non riducendola a "discussione da tirare fuori all'occorrenza". Lui, capito? Lo diceva lui. Con quella faccia lì.