Cronache

Fascisti immaginari e violenza vera

Una cosa è certa, essere donna non mette di diritto al riparo dall'ignoranza e dalla stupidità

Fascisti immaginari e violenza vera

Una cosa è certa, essere donna non mette di diritto al riparo dall'ignoranza e dalla stupidità. La famosa influencer Chiara Ferragni ha rilanciato un post (scritto da altri, ma da lei condiviso «al 100%») secondo cui l'omicidio del povero Willy, il ragazzo di colore massacrato da un branco di teppisti esperti in arti marziali, «è figlio della cultura fascista». La famosa non si sa cosa Rula Jebreal ha detto che la colpa di quanto accaduto «è dell'odio razziale seminato da Salvini e dalla Meloni».

Se le due signore prima di parlare avessero attaccato il cervello alla bocca o quantomeno letto due carte - avrebbero scoperto che nella tragica storia di Willy non c'è la minima traccia né di simpatie fasciste né di motivazioni razziali. Non c'è nella vita dei quattro teppisti ora in galera, non c'è nei primi atti dell'inchiesta, esiste solo nella mente degli odiatori di sinistra, che non si danno pace che un ragazzo di colore sia stato massacrato non in quanto di colore, ma per la banale coincidenza di essersi trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato con persone sbagliate.

So bene che questo è un concetto troppo semplice per le menti raffinate della Ferragni (che probabilmente a malapena sa essere esistito il fascismo, figuriamoci la «cultura fascista» sulla quale sarebbe divertente interrogarla) e della Jebreal, che forse confonde le arti marziali (nobile e millenaria pratica di difesa orientale diventata sport) con le corti marziali dei regimi totalitari e non. Ma questa al momento è la pura verità, ed è un gioco pericoloso mettere sul conto di Salvini e della Meloni ciò che ha a che fare con uno sbarellamento dovuto a soldi facili, droga e a un narcisismo che si autoalimenta proprio nel mondo dei social tanto caro alle due signore.

Se il fascismo e il razzismo in questo caso sono inventati di sana pianta, le botte purtroppo sono vere e non solo quelle che sono costate la vita a Willy. Per esempio è vera l'aggressione subita ieri a Pontassieve da Matteo Salvini da parte di una immigrata congolese che al grido «io ti maledico» gli ha strappato la camicia e la catenina del rosario che aveva al collo prima di essere fermata dalla scorta.

Donne che seminano odio, donna che mette in pratica l'odio.

Di fronte a Willy ci inchiniamo, di fronte a chi usa lui e la sua morte per fini impropri inorridiamo.

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