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Per fermare il passato

A guardarlo da qui sembra quasi un corto circuito, un salto quantico nella visione binaria della politica, dove il rosso e il nero si toccano solo per fare a botte

Per fermare il passato

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Per fermare il passato

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A guardarlo da qui sembra quasi un corto circuito, un salto quantico nella visione binaria della politica, dove il rosso e il nero si toccano solo per fare a botte. Pescara però è una città strana, dove il mare mischia le cose, i re scappano e i poeti volano. Se il tempo ogni tanto si ferma è per lasciare uno spazio allo stupore, all'improbabile. È quello che è accaduto ieri. Bianca parla di suo padre, di quest'uomo andato via troppo presto, lasciando un vuoto nella sua vita, per diventare una leggenda per tutti quelli che si sentono orfani del Pci e per una sinistra che ha ancora fame di identità, senza mai davvero trovarla. Ignazio la guarda e la sente vicina. Dice che ci vuole coraggio per stare lì, insieme a lui, davanti a quella platea, ma se porti quel cognome di coraggio ne hai. È qui che cominciano gli applausi e poi si fanno più forti e tutti si alzano in piedi, alla fine anche lui, Ignazio La Russa, si tira su e sembra pure un po' commosso. È una standing ovation. È l'omaggio di Fratelli d'Italia a Enrico Berlinguer, il segretario del partito comunista italiano. Il leader politico che incarna la questione morale. Il tutto in piedi non era previsto, ma è vero. Questa cosa accade nei giorni in cui riconoscersi sta diventando di nuovo difficile. L'altro è un nemico. Si percepisce un certo clima da anni '70, con gli scontri nelle università e un passato che non si riesce a condividere. È come una corsa a ritroso verso il Novecento. Ora qualcuno si è già affrettato a dire che Bianca è solo una furba, che sta tradendo la memoria del padre, che quegli applausi sono stonati, perché arrivano dai «fascisti» al potere. È il ritornello dei sacerdoti del fascismo eterno pronti a diseredare la figlia di Enrico.

Qualche anno fa Antonio Padellaro scrisse Il gesto di Almirante e Berlinguer. È il racconto, con testimonianze, del rapporto tra i due. Giorgio si presentò ai funerali di Enrico: «Sono venuto a rendere omaggio a un uomo da cui mi ha diviso tutto ma che ho sempre apprezzato e stimato». «Ma perché Giorgio? Quelli sono i tuoi nemici». «Lui al mio sarebbe venuto». Nilde Iotti e Gian Carlo Pajetta, quando morì Almirante, restituirono la visita e il cordoglio. Il senso di quella storia di nemici e funerali è che si volle chiudere la stagione delle guerre civili.

C'è chi, non capendo Bianca, non vede l'ora di riaprirla.

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