V ia Merulana è lontana da viale Mazzini, ma il pasticciaccio combinato dal governo sulle nomine Rai merita davvero un titolo alla Gadda. Non fosse altro che per la tempistica fantozziana, con la commissione parlamentare di Vigilanza che vota i sette membri del consiglio d'amministrazione della Rai praticamente nelle stesse ore in cui il Senato approva la riforma della Pubblica amministrazione che pone limiti al mandato di quattro di quei membri. Il via libera al decreto ispirato dal ministro Madia è arrivato intorno alle 12 di martedì. Tre ore dopo, la Vigilanza ha partorito i sette nomi per il Cda. Ieri mattina è saltata fuori la magagna: nel ddl che delega il governo a riformare la Pa si prevede una durata massima di un anno per incarichi dirigenziali in aziende pubbliche se l'incaricato è già in pensione. E ieri in Rai gli esperti di cavilli si sono precipitati a esaminare i casi di Giancarlo Mazzuca, Arturo Diaconale, Carlo Freccero e Guelfo Guelfi. Tutti e quattro sono «in quiescenza», come dicono i burocrati di viale Mazzini. In sostanza percepiscono una pensione, dunque ricadrebbero esattamente nella fattispecie prevista dalla legge Madia.
Possibile che nessuno se ne sia accorto? In realtà la norma approvata ieri è meno severa delle precedenti che sbarravano completamente il passo ai pensionati, introducendo in effetti una scappatoia: i pensionati potranno ricoprire l'incarico solo per un anno, purché lo facciano gratis, senza ricevere emolumenti. Dunque, nel clima dietrologico che sempre circonda le nomine Rai, c'è chi accampa l'ipotesi opposta: non è una svista, ma una scelta deliberata. Lo stratagemma di scegliere mezzo Cda pensionato servirebbe a conferirgli un'implicita scadenza, dando al governo un anno di tempo per riformare la tv di Stato. A quel punto, con quattro componenti del Cda costretti a lasciare, il governo avrebbe via libera per far scattare da subito la nuova governance. Oltretutto, e dagli con le coincidenze, il voto che ha approvato in via definitiva la riforma della Pa è stato anticipato di un giorno, manco a farlo apposta. Comunque sia non è una mossa elegante. Anzi è proprio un pasticciaccio, da cui Renzi come al solito cerca di cavarsi giocando all'attacco e contemporaneamente svicolando: «Io dico che è un bel Cda - ha scandito ieri in conferenza stampa a Palazzo Chigi - fermo restando che ero l'unico a voler cambiare le modalità di nomina, il Parlamento ha scelto degli esperti di comunicazione, dei professionisti». C'è chi legge come poco casuale anche il fatto che a rivelare il pasticciaccio sia stato non qualche acerrimo nemico del premier, ma il sito della renzianissima Unità .
Per quanto riguarda il nodo dei pensionati, Renzi minimizza: «Pensionati in Italia ce ne sono tanti». Vanno bene anche in Rai? «Lo considero un fatto positivo. La norma permette di entrare, si discute se abbiano diritto ad avere lo stipendio. Per la Rai mi auguro di no, per queste persone mi auguro di sì ma è un non problema».
Gli interessati, magari malvolentieri, confermano? Il più renziano di tutti, Guelfo Guelfi, fa il renziano: svicola. «Sono stato convocato per domani mattina - si limita a dire all' Ansa - ho ricevuto una telefonata dalla segreteria, non so niente». Freccero invece lascia già intravedere quale sarà il suo ruolo nel Cda: «Non sapevo di questa legge, ma pur di non fare un piacere a Renzi, lavoro non solo gratis, ma anche in catene». Arturo Diaconale al Giornale dice che accetta comunque l'incarico e poi si vedrà: «Io sono un giornalista di cultura liberale da sempre in posizione di marginalità rispetto alle grandi centrali mediatiche dominate dalla sinistra, per me è un'occasione storica.
Freccero non si dimette per non fare un piacere a Renzi? Io non mi dimetto per cercare di fare un piacere a questo Paese». Per Maurizio Gasparri, padre della legge che regola il Cda Rai, il caso pensionati non esiste: «Piuttosto c'è chi, come Rita Borioni, non ha i requisiti minimi richiesti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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