La difesa di Marco Camuffo e Pietro Costa, i due carabinieri accusati di stupro a Firenze, è chiara: ci sono stati i rapporti sessuali, ma nessuna violenza. Eppure le indagini condotte dalla procura stanno evidenziando alcune lacune nel racconto dei due, o almeno nella loro condotta durante il servizio di quella sera.
Sul tavolo dei magistrati fiorentini, infatti, è arrivata l'informativa sui percorsi realizzati dalla gazzella dei due militari e il loro rapporto a fine servizio. All'interno ci sono tutte le violazioni commesse e soprattutto si ricostruisce quell'ora di "buco" in cui, subito dopo essere usciti dalla casa delle due studentesse americane, di loro due non si sono più trovate le tracce.
Il Corriere ha ricostruito quanto successo. Il turno di Camuffo e Costa inizia intorno alle 12.45 di notte. La chiamata dal locale Flo arriva alla centrale operativa intorno alle 2.10. Si chiede un intervento per una rissa e così sul posto arrivano ben tre pattuglie. In totale fanno sei carabinieri che, appena appurato che la situazione fosse sotto controllo, se ne sono andati. O almeno: due pattuglie chiamano via radio affermando alla centrale che alle 2.45 che l'intervento è terminato. Camuffo e Costa, invece, non comunicano nulla.
A incriminare i due carabinieri, infatti, non è solo la procura civile. Ma anche quella militare. Che non sta indagando per stupro, ma per mancata consegna e peculato. I carabinieri sono militari, dunque rispondono anche al tribunale militare. Per questo la Pinotti, ministro per la Difesa, ha dichiarato che "la sospensione non basta", attendendosi una punizione esemplare per chi abbandona il servizio per fare sesso. "Senza alcuna autorizzazione e in assenza di ragioni di servizio - si legge nell'avviso a comparire firmato dai procuratori militari - Camuffo e Costa facevano accedere nella autoradio Fiat Bravo due civili non legittimate, che provvedevano a trasportare dalla discoteca sino all’abitazione in Borgo Santi Apostoli. Per farlo modificavano arbitrariamente il previsto itinerario, portandosi in settore di competenza di altra forza di polizia, nonché omettevano di riportare nell’ordine di servizio la modifica e l’accompagnamento delle due civili".
Quello che insospettisce i procuratori militari non sono i venti minuti in cui la gazzella è rimasta parcheggiata vicino alla casa delle due studentesse. Ma quello che è successo nell'ora successiva, ovvero subito dopo che i due carabinieri sono usciti dall'abitazione.
Ci sarebbe il buco di un'ora. Nella relazione di servizio, infatti, i due militari scrivono di aver realizzato un posto di blocco dalle 4 (ora in cui le ragazze denunciano lo stupro) fino a fine servizio, ovvero alle 6.15.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.