La food shopper (ma personal) per fare la spesa senza sprechi

Che l'Italia sia riconosciuta come il paese del gusto per eccellenza è un dato certo. Ha una cucina che propone più di ogni altra un'incredibile varietà di ricette diverse per ogni comune, provincia e regione con notevoli differenz solo spostandosi di poche centinaia di Km. Già, ma come riconoscere un olio buono da uno di scarsa qualità? E come distinguere il vero Parmigiano Reggiano dalle imitazioni? A tutte queste domande potrà rispondere la personal food shopper che, grazie a un'iniziativa di Westin Hotels & Resorts ( www.personalfoodshopperinitaly.com ), vi porterà nelle città di Firenze, Roma, Milano e Venezia alla scoperta di mercati tipici, negozi storici e bistrot dando utili consigli per riconoscere il cibo di qualità. Lo sapevate ad esempio che nel pecorino toscano più stagionato non ci devono essere bolle d'aria nella pasta? E che al contrario il pane ne necessita molte per raggiungere una giusta lievitazione? «Cacio serrato e pane bucato», cita (riferendosi a un proverbio toscano) Silvia Moneti, chef guida del Westin di Firenze che racconta anche aneddoti piacevoli sull'origine di alcuni piatti toscani. Uno su tutti la bistecca alla fiorentina. Il nome si può far risalire alla celebrazione della festa di San Lorenzo all'epoca dei Medici, dove, alcuni cavalieri inglesi chiamarono la carne offerta arrostita sui fuochi beef steak. Invece Durante un concilio ecumenico del 1439 pare che il cardinale greco Basilio Bessarone dopo aver assaggiato il maiale arrostito abbia esclamato «Aristos!» che in greco significa «il migliore». I fiorentini credettero che quel nome indicasse uno specifico pezzo di carne e da allora la lombata di maiale diventò «arista».

E infine sembra che la marmellata risalga ai tempi di Caterina de Medici, che portò in regalo alla mamma malata dello sposo Enrico II di Francia, una crema cotta di zucchero e arance a pezzi, proprio perché si pensava che avesse proprietà curative per i polmoni. Sul barattolo c'era scritto: «pour ma mère malade» da cui derivò la parola marmellata.

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