Il fratello di Netanyahu: noi sconfitti sulla propaganda

Iddo Netanyahu al "Giornale": "Occidente ipocrita, lo Stato palestinese è una barzelletta"

Il fratello di Netanyahu: noi sconfitti sulla propaganda

Iddo Netanyahu, lei ha 73 anni, ha combattuto nella guerra dello Yom Kippur quando ne aveva venti. Cosa c'è di diverso a Gaza?

"È molto diverso dal '73. A Gaza, la guerra urbana è densa e ci sono centinaia di chilometri di tunnel sotterranei, da cui Hamas lancia i suoi attacchi. Li hanno costruiti intenzionalmente sotto case, scuole, ospedali e moschee. Dal loro punto di vista, più civili muoiono, meglio è per la loro propaganda".

Lei è un medico, scrittore e drammaturgo, prima di essere il fratello del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Se dovesse portare questo conflitto sul palco, come lo racconterebbe?

"Forse mi concentrerei sul tema dell'ipocrisia in Occidente, su come critica un Paese per aver osato combattere e distruggere un'organizzazione terroristica omicida dopo che uomini, donne e bambini di quel Paese sono stati massacrati nei modi più orribili immaginabili. L'Italia, la Spagna o la Svezia agirebbero diversamente? È il teatro dell'assurdo".

L'Occidente finge di non capire?

"Finge di non capire che Hamas, essendo un'organizzazione dei Fratelli Musulmani, vuole distruggere non solo Israele, ma anche l'Occidente così com'è, cosa che l'Occidente si rifiuta di riconoscere. Gli occidentali pensano scioccamente che se Israele smettesse di esistere, gli islamisti radicali li lascerebbero in pace. Non è così. Non odiano l'Occidente a causa di Israele, ma odiano Israele perché odiano l'Occidente, di cui Israele fa parte. E se Hamas dovesse emergere vittoriosa, darebbe un enorme impulso ai Fratelli Musulmani in tutto il mondo arabo, mettendo in pericolo i suoi attuali regimi moderati".

Non si ha diritto a criticare il conflitto a Gaza?

"Criticare cosa? Che i nostri giovani soldati rischiano la vita per garantire la nostra sopravvivenza contro gli assassini e i pervertiti che hanno violentato le nostre donne, tagliato loro parti del corpo, decapitato e bruciato i nostri bambini, e che hanno filmato tutto con gioia e allegria?".

Suo fratello Yonatan guidò l'operazione Entebbe del '76 quando otto palestinesi presero 106 persone in ostaggio. In 102 furono salvate. Cosa si può imparare da quell'esperienza?

"Le due situazioni sono molto diverse. È quasi impossibile, dal punto di vista militare, salvare gli ostaggi tenuti nei tunnel, poiché è probabile che in un tentativo di questo genere vengano uccisi".

Allora morì anche vostro fratello maggiore. Aveva 30 anni...

"Sì, molto tristemente, come altri soldati e ostaggi israeliani morti in altre operazioni di salvataggio. Era un grande uomo, una persona davvero straordinaria".

Che umore c'è in Israele?

"È molto migliorato dalla guerra con l'Iran. Prima regnava un'incertezza diffusa sulla sopravvivenza a lungo termine di Israele, a causa delle armi nucleari iraniane. Il regime iraniano non è razionale come la Russia o la Cina. Rischierebbe la morte di milioni di suoi cittadini in una guerra nucleare se ciò significasse raggiungere gli obiettivi della sua folle ideologia fondamentalista".

Come vede l'Europa in questo quadro?

"È sorprendente che l'Europa non abbia mai preso in considerazione l'idea di intraprendere un'azione militare per distruggere il programma atomico iraniano, ma abbia aspettato che lo facesse il piccolo Israele. A chi pensano i leader europei che sia destinato l'immenso programma missilistico balistico iraniano? Solo a Israele? Come ha ammesso il cancelliere tedesco Merz: Israele ha fatto il lavoro sporco per noi. Tutto questo è un segno di debolezza e declino dell'Europa, ma si spera non permanente. Il tempo lo dirà".

Come Francia e Regno Unito, altri Paesi intendono riconoscere lo Stato palestinese. È il via a un processo di pace o un regalo al terrorismo?

"È una barzelletta. Uno Stato che non esiste e non è mai esistito verrà riconosciuto? Hamas e l'Olp non sono veramente interessati a uno Stato palestinese. Quando gli ex primi ministri Barak e Olmert offrirono uno Stato ai palestinesi prima ad Arafat e poi a Mahmud Abbas (conosciuto anche come Abu Mazen, ndr) rifiutarono. Perché? Non volevano riconoscere Israele. Proprio come rifiutarono uno Stato quando fu offerto loro nel 1947 dall'Onu e anni prima dalla Commissione Peel britannica. Ciò che hanno sempre desiderato è che uno Stato ebraico, per quanto piccolo, non esistesse. Gli slogan Dal fiume al mare significano proprio questo".

Non crede che si dovrebbe fare di più contro la fame a Gaza?

"Ditemi come, esattamente. Portiamo centinaia di camion di cibo ogni giorno, mentre cerchiamo di gestire i furti di aiuti alimentari da parte di Hamas. In ogni guerra c'è sempre un po' di fame. Pensa che non ci fosse in Italia o in Francia durante la Seconda Guerra Mondiale? Ma gli americani sono mai stati accusati di genocidio o di aver volontariamente ridotto alla fame la popolazione? Certo che no. Il genocidio è il massacro intenzionale della popolazione civile. Ma Israele fa esattamente l'opposto. Non solo nutriamo la popolazione civile nemica cosa che non credo sia mai stata fatta da nessuna nazione durante una guerra attiva ma prima di colpire avvertiamo anche la popolazione di mettersi al sicuro".

Oltre ai morti, ci sono i civili sfollati fino a 19 volte

"Certo, li si fa spostare per evitare che vengano uccisi. È questo il genocidio?"

Hamas sta vincendo la guerra della propaganda?

"Sì, senza dubbio. Ma Hamas è aiutata da una stampa occidentale disponibile. Il New York Times ha appena pubblicato la foto di un bambino emaciato di Gaza come simbolo della nostra presunta fame, ma in realtà si tratta di un bambino affetto da una malattia preesistente che causa forte magrezza. Non potevano verificare l'informazione prima di pubblicarla? Certo che potevano, ma avevano fretta di diffamare Israele con un'altra accusa di sangue. È molto difficile combattere la guerra di propaganda quando i media sono a priori contro di te. Ma noi ebrei siamo abituati alle accuse di sangue, nuove o vecchie che siano. Proprio come negli anni '80, quando fummo accusati di aver avvelenato i bambini arabi in Cisgiordania. Nel Medioevo, si diceva che gli ebrei non solo avvelenassero i pozzi, ma uccidessero anche i bambini cristiani per usare il loro sangue per fare il pane della Pasqua ebraica. E la gente ci credeva".

Come giudica le decisioni del governo Netanyahu? Cosa non ha funzionato?

"Le cose sono andate per lo più bene, non male. Abbiamo schiacciato Hezbollah e distrutto l'enorme minaccia che rappresentava. Abbiamo distrutto, almeno per ora, il programma nucleare iraniano. E siamo sulla buona strada per sconfiggere Hamas e distruggere la base terroristica che ha creato a Gaza dopo che l'abbiamo lasciata 20 anni fa, quando abbiamo dato loro uno Stato palestinese de facto. Ma il governo non è stato capace di mettere in piedi una struttura abbastanza forte per contrastare la propaganda. Sarebbero serviti molti più soldi e sforzi enormi. E così non siamo riusciti a ottenere abbastanza sostegno dall'opinione pubblica internazionale. Abbiamo perso la guerra della propaganda condotta contro di noi".

Non crede che l'estrema destra abbia reso il governo Netanyahu un governo estremista?

"Il governo non è affatto estremista, per quanto venga etichettato come tale. Perché cercare di sconfiggere un nemico il cui statuto fondante prevede la distruzione e l'uccisione di ogni ebreo, e che agisce in base a tale statuto, dovrebbe essere considerato estremista? Come il regime nazista, Hamas, con la sua ideologia di sterminio, non può continuare a esistere".

Anche la violenza dei coloni israeliani sta crescendo. Non va fermata?

"Parlare di violenza dei coloni è ridicolo. Ci sono incidenti occasionali, per lo più come rappresaglia per gli attacchi contro di loro. Ma la stragrande maggioranza dei coloni subisce gli attacchi dei palestinesi, da cui vengono uccisi e mutilati, senza reagire, e fa affidamento sulla polizia e sull'esercito per essere protetta".

Gli insediamenti autorizzati dal governo Netanyahu non stanno peggiorando la situazione?

"Gli insediamenti sono essenziali per il controllo delle aree vitali della Cisgiordania, che sono anche la nostra patria. Non stiamo costruendo città e villaggi in terra straniera, ma in una terra che fa parte della nostra storia ebraica da millenni e che non è mai stata rivendicata da nessun altro popolo fino a tempi molto recenti. La nazione palestinese è un concetto recente, sviluppato esclusivamente per annullare la legittimità di uno Stato ebraico".

Si arriverà all'annessione di Gaza e Cisgiordania?

"Non di Gaza, a causa delle dimensioni della popolazione. Ma l'annessione di porzioni della Cisgiordania è vitale per la sicurezza di Israele. Mi riferisco all'annessione della Valle del Giordano, che funge da cuscinetto contro le minacce provenienti da Est, e all'Area C, che comprende gli insediamenti israeliani e controlla le alture. Ora c'è un forte sostegno pubblico, come abbiamo visto nella recente dichiarazione della Knesset, che ha ricevuto una schiacciante maggioranza, anche dai partiti di opposizione. Dal 7 ottobre, la popolazione israeliana comprende, più che mai, che è necessario adottare misure decisive per proteggerci. E assicurarci il controllo della Giudea e di Samaria è una di queste. Rinunciarvi sarebbe un suicidio per noi".

L'antisemitismo si sta diffondendo. Ebrei e israeliani devono avere paura?

"I fondatori del sionismo capirono che l'antisemitismo non ha cura e che minaccia la sopravvivenza del popolo ebraico. Le sue manifestazioni esteriori possono forse essere contenute per un po' da un governo determinato, ma non l'odio che da tempo cova sotto la superficie. Israele è stato creato in larga misura affinché gli ebrei abbiano i mezzi per difendersi da questo flagello e da questa minaccia. Questo è esattamente ciò che stiamo facendo".

Quali sono i principali pregi e difetti di Benjamin Netanyahu? Molti ritengono che usi la guerra per salvarsi dai processi.

"È già sotto processo e il processo si sta svolgendo durante la guerra, quindi di cosa stanno parlando? Per fortuna, l'opinione pubblica ormai riconosce il processo per la farsa che è. Quando è stato incriminato, i pubblici ministeri davano per scontato che avrebbe accettato un accordo in base al quale si sarebbe dimesso, che era ciò che volevano ottenere fin dall'inizio. Ma lui si è rifiutato di prendere la strada più facile, perché ciò che lo spinge è il desiderio di fare tutto il possibile per la sopravvivenza e il benessere del nostro Paese. Il suo lavoro è forse il più difficile al mondo: governare un Paese attaccato su tutti i fronti, diplomaticamente, militarmente e dai media. Tutto sommato, penso lo stia facendo molto bene".

Quando vedremo la fine della guerra?

"Sarebbe stata più breve se non ci fossero stati i nostri tentativi di limitare le vittime civili e i tunnel terroristici: trovarli e distruggerli richiede molto tempo. E, naturalmente, sarebbe durata meno se non ci fossero stati gli ostaggi, che Hamas sta usando per guadagnare tempo".

Hamas si arrenderà?

"È possibile.

Altrimenti, e se si rifiutano di andarsene, non abbiamo altra scelta che distruggerli. Perché se restano al potere, prepareranno il prossimo 7 ottobre, ancora e ancora. Per il bene di tutti, speriamo che si arrendano e che i loro leader lascino la Striscia di Gaza".

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