La natività era stata allestita qualche giorno fa, nella chiesa dell'Annunziata di Sturla, a Genova. Poi, un cartello: "Il presepe sarà visitabile nei prossimi giorni". Insieme alla capanna e ai personaggi che, ogni anno, rievocano la nascita di Gesù, per questo Natale, era stato riprodotto anche il moncone del Ponte Morandi.
L'idea di don Porcile
Secondo quanto riportato da La Stampa, l'idea di dedicare uno spazio di attualità anche all'interno del presepe, come quasi tutti gli anni, era venuta al don Valentino Porcile. "Ai tempi del terremoto di Amatrice avevo inserito nel presepe una casa terremotata, nell'anno dell'alluvione la culla di Gesù Bambino era coperta di fango, quest'anno era naturale inserire il Ponte Morandi per portare la luce della speranza anche tra i problemi della città e delle persone che la vivono", ha spiegato il parroco dell'Annunziata.
La scelta di rimuoverlo
Per don Porcile, il presepe corrisponde proprio a un segno di speranza. Ma aggiunge: "Se quello che ho fatto è motivo di turbamento per qualcuno, non posso che prenderne atto e rimuovere ciò che ferisce ancora di più persone che stanno già soffrendo". La scelta del parroco di rimuovere i resti del ponte è maturata dopo uno scambio di lettere con Paola Vicini, mamma di Mirko, ultima vittima recuperata dalle macerie. Ma non solo. Anche dopo lunghi colloqui telefonici con una signora di Pinerolo, Egle Possetti, che in quell'incidente ha perso quattro cari ed è la presidente pro tempore del comitato dei familiari delle 43 vittime del crollo.
"Ci sono state polemiche, ma non sono certo quelle che mi spaventano", ha spiegato il cerdote, "la cosa determinante che mi ha convinto a chiudere alla vista il presepe è il pensiero che anche un solo parente delle vittime, in qualunque parte d'Italia, possa sentirsi ferito".
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