Cronache

Germania, Italia essenziale per la riapertura dei colossi dell'auto

L’Italia è al secondo posto nel mercato della componentistica per auto: parliamo di circa duemila imprese, 200mila addetti e un fatturato complessivo di 52 miliardi di euro: se il nostro Paese non riapre anche per i colossi dell'auto tedeschi sono guai

Germania, Italia essenziale per la riapertura dei colossi dell'auto

L'interdipendenza economica fra Germania e Italia è talmente importante che se non il nostro Paese non riparte, anche la Germania è costretta a riaprire solo parzialmente le sue aziende. E questo vale in particolare per il settore automobilistico. Come riporta La Repubblica, non è un caso che Herbert Diess, capo di Volkswagen, ossia del più grande gruppo automobilistico del mondo, abbia fatto capire ad Angela Merkel di essere un sostenitore degli Eurobond. In una recente intervista aveva già dichiarato che occorresse "discuterne". Un esempio lampante del legame fra Berlino e Roma in questo settore. I marchi più importanti in Germania avevano deciso di chiudere un mese fa, sempre citando Diess, perché era già percepibile "il netto crollo degli ordini e la prevedibile incertezza dal lato delle forniture". Questo significa che la chiusura delle aziende in Italia aveva contribuito alla decisione del gruppo Vw, ma anche delle concorrenti Daimler e Bmw, di fermare i motori.

Sono ben 800 i fornitori dall'Italia che garantiscono al gruppo Volkswagen circa 19 mila pezzi per le sue controllate Vw, Porsche o
Audi o Skoda e le altre, scrive La Repubblica. E come ha ribadito lo stesso Diess, "senza fornitori non possiamo costruire automobili". Come riportato da InsideOver nei giorni scorsi, i tedeschi sanno perfettamente che l’Italia è al secondo posto nel mercato della componentistica per auto: parliamo di circa duemila imprese, 200mila addetti e un fatturato complessivo di 52 miliardi di euro. I colossi dell’auto in Germania ne sono consapevoli ed è per questo motivo che, nelle scorse settimane, hanno più volte sottolineato che gli interventi europei dovrebbero garantire liquidità immediata alle industrie della componentistica italiane per evitare una catena di fallimenti che peserebbe in maniera devastante anche sulla produzione tedesca. Senza l'Italia, infatti, la produzione tedesca è azzoppata.

Tant'è che all'inizio di aprile, i colossi dell’auto come Volskwagen, Daimler (Mercedes) e Bmw, hanno chiesto alla cancelliera Angela Merkel di lavorare ad un pacchetto di interventi europei per uscire dalla crisi. I rispettivi amministratori delegati hanno ribadito un concetto molto importante: fino a quando le fabbriche italiane e spagnole di componentistica non riapriranno sarà praticamente impossibile assemblare in modo continuativo automobili le automobili tedesche. Infatti, come notava Il Messaggero, per via dell’interdipendenza economica fra la Germania e Paesi come l’Italia e la Spagna, i tre colossi dell’auto tedeschi hanno sottolineato che le loro catene di rifornimento (supply chain) sono ormai strutturalmente legate a fornitori esteri, in particolare italiani non solo cinesi.

Mentre in Italia si discute sulla "fase 2", come riporta l'agenzia Agi i colossi dell'auto tedesche cominciano a riprenderanno gradualmente la produzione negli stabilimenti europei. A metà marzo Audi aveva annunciato la sospensione temporanea dell'attività produttiva, in concomitanza con le difficoltà affrontate dai fornitori e il brusco calo della domanda dovuto alla pandemia da coronavirus. La ripresa delle attività su scala mondiale, concordata con la rete distributiva, sarà coordinata con il Gruppo Volkswagen. Alla base del riavvio della produzione vi è un pacchetto completo di misure volto a garantire la sicurezza dei collaboratori.

A tal proposito, Audi osserva scrupolosamente le linee guida del Robert Koch Institute e le normative nazionali emanate dai singoli Paesi.

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