Cronache

Le "gestanti" di Ostuni, un reperto archeologico unico al mondo

Il loro dna è ancora presente in Asia

Le "gestanti" di Ostuni, un reperto archeologico unico al mondo

Un vero e proprio santuario del Paleolitico nella grotta di Agnano ad Ostuni, in provincia di Brindisi. Databile tra 12 e 10 mila anni fa, sorge intorno alla tomba più antica e affascinante del mondo, nella sua unicità. Ventottomila anni fa, nella stessa grotta, veniva sepolta con il suo feto in grembo una gestante.

Nel corso della storia il luogo è diventato sacro, tra mito e culto. Quella gestante era considerata la “Grande Madre” nella Preistoria. Per poi diventare Demetra, la “Madre terra” sorella di Zeus, nel periodo greco-romano. Più in là, durante il periodo cristiano è diventata “Maria, madre di Dio”.

Un comune denominatore: la maternità. Quella donna incinta è diventata il simbolo della fertilità della terra e quel bambino mai nato e già sepolto, l'intera umanità figlia della fecondità.

L'area cultuale che si è venuta formando intorno alla “gestante” nel corso della storia, ha una forma circolare delimitata da pietre di contenimento e, tra queste, alcune incise con motivi a tratteggio.

Secondo l'archeologo pugliese, Donato Coppola, dell'Università degli studi di Bari, che si è occupato degli studi sui reperti ritrovati, tutto rimanda all'antica simbologia: i graffiti su pietre, le ossa e le ceramiche. Tutto rimanda alla Grande Madre.

La donna poggiava la testa su un ciotolo inciso con fasci di linee, aveva spalmata sopra dell'ocra rossa ed era ricoperta da un copricapo composto di minuscole conchiglie. Durante il Paleolitico venivano sacrificati gli animali. Parlano chiaro le ossa di equini,bovini e cervidi a cui si è aggiunto il maialino, la vittima sacrificale preferita di Demetra in età greco-romana.

Ma il fascino dell'antica madre non è solo in questo. Recenti studi hanno, infatti, riportato un importante tassello nella ricostruzione della storia.

Non c'era solo una gestante, ma era presente anche un'altra donna in grvidanza ancora più antica di 1500 anni rispetto alla gestante più conosciuta.

L’indagine sul dna è stata portata avanti da numerosi studiosi coordinati dall’istituto Max Planck di Lipsia (Donato Coppola e Eligio Resta per gli scheletri di Ostuni; Arturo Palma di Cesnòla per i resti umani della grotta di Paglicci). Emerge che l’antica gestante di Ostuni, con la sua antenata, appartengono ad un gruppo genetico attualmente assente in Europa, ma ancora presente in Asia. Vale a dire che questo gruppo genetico era presente nel nostro continente prima del periodo Massimo Glaciale; in seguito, con l'innalzamwnto delle temperature, scomparve dall’Europa .

28mila anni di storia, 28mila anni di vita sulla Terra e ancora, le gestanti di Ostuni continuano a “raccontare” la storia del mondo, per certi aspetti genetici, ancora presenti ed attuali.

E la storia di un amore che sfida il tempo.

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