I profili social di questi famigerati fratelli Bianchi, i fermati per l'omicidio di Willy Monteiro Duarte, considerati i capi banda di Artena, i barbari che insieme ad altri due, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, hanno picchiato fino al sopraggiungere della morte il giovane aiuto cuoco, avevano dei contenuti "aperti aperti a tutti" sulla loro bacheca di Facebook.
Contenuti, dunque, fruibili e commentabili da tutti, come anche alcune loro fotografie. Fotografie che hanno già indotto la Guardia di finanza a compiere accertamenti sui due nullatenenti che però sembrano trascorrere, come tanti altri in questo Paese, la loro vita tra piscine a sfioro in località di lusso, e a bordo di motociclette e costose automobili. Agghindati e addobbati come tronisti: con vistosi orologi che in gergo vengono chiamate "patacche", anelli tempstati di pietre, e "capezze" varie, che possono accompagnare solo un fisico pompato nelle palestre (oggi messe sotto accusa da alcuni giornali che le hanno stigmatizzate come nuove fabbriche del male), e con dei tatuaggi del genere. Ma sopratutto delle sopracciglia del genere. Lasciandoli apparire come il condensato della peggio gioventù che forse rappresentano, e che ben provoca e quasi sembra merita il nostro biasimo, addirittura l'"insulto". Che mi duole ricordarlo, proprio io che lo abborro, si tramuta così in un chiaro esempio di body shaming. Con l'aggiunta di eccessi di carattere lombrosiano.
Ebbene queste foto di dubbio gusto, sono state letteralmente inondate di commenti negli ultimi quattro giorni. Tutti commenti che augurano ai due fratelli la morte e la sodomia carceraria. Meglio se ad opera di detenuti di origine africana, scrivono molti profili che nell'avatar mostrano filtri associabili a bandiere politiche e movimenti riconoscibili. Ogni contenuto sul quale compare spazio per scrivere è stato letteralmente invaso di inni alla sterilizzazione dei genitori - che non si sono risparmiati frasi ignobili sulla vittima, ad onor di cronaca. Stracolmi di congetture che vedono i fratelli Bianchi, all'anagrafe Marco e Gabriele, come protagonisti ipotetici di un incesto omosessuale - ossia che praticassero del sesso anale, senza fare troppi giri di parole. Seguiti dall'auspicio di violenti stupri nei confronti della fidanzata, incinta, di uno dei due. Anche questi auspicanti nel protagonismo di immigrati insieme a vari ed eventuali. Il tutto condito è rigorosamente condito, una media di un commento su tre, con la parola oggetto di congettura ideologica che salta fuori un po' ovunque come jolly: fascisti. Anche di merda a volte. Anche peggio altre.
Omofobia, dunque, xenofobia, desiderio di vendetta, invocazione della pena di morte, istigazione al femminicidio e allo stupro; annichilimento di ogni legge e consuetudine che regola sistema legale di questo Paese nei confronti di coloro, ha commentato bene e purtroppo a spese della sua notorietà l'attore Luca Bizzarri: "Sono assassini e “presunti” fino a che un tribunale dice che sono un assassini". Osservando come "Un paese che fatica, o più spesso rinuncia, a comprendere questo concetto, non può migliorare. Un popolo che vuol farsi giustizia da sé è un popolo senza giustizia. È un popolo, appunto, di picchiatori". A abbandonando anche questi democratici cinguettio di 280 caratteri ad orda di commenti assetati di sangue.
Sorge così spontanee una scomoda domanda: sarebbero loro le "anime belle" che si permettono di giudicare, sovente, chi non la pensa come loro? Che hanno sempre una predica pronta o una morale da cercare? Viene da pensare al motto che ha lasciato accumunare gli efferati picchiatori indagati per omicidio a quella che fu la spesso incompresa e strumentalizzata ideologia fascista. Perciò che Dio ci salvi, se esiste. Salvi la patria. Se ci troverà ancora almeno un uomo onesto intellettualmente. E protegga le nostre famiglie.
Almeno dalla foga di un popolo che vede salir facile la bava alla bocca in ogni caso di cronaca nera che diventa "scontro ideologico". E dai buoni a nulla capaci di tutto - anche di uccidere - che ben si nascondono tra di esso. Se malauguratamente dovesse trovarsi di fronte a quel truculento boia in cui si sono tramutati i social.
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