Cronache

"Mi sequestrarono tutto. Ora riparto dal kebab"

L'imprenditore e influencer racconta la disavventura giudiziaria durata 18 anni e conclusasi con un'assoluzione. "C'è voluta tutta la mia resilienza per andare avanti". Ora, però, il business è ripartito

Gianluca Vacchi: "Mi sequestrarono tutto. Ora riparto dal kebab"

I balletti su Instagram e la vita spensierata esibita sui social erano solo una parte della sua vita. Un lato della medaglia. Gianluca Vacchi, fuori da quella comoda bolla dorata, aveva anche un'altra realtà da affrontare: quella giudiziaria. Su di lui, dal 2013, pesava l'accusa di bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione nell'ambito del processo Parmatour, uno dei filoni del crac Parmalat. Ora che quella vicenda è finita con un'assoluzione "perché il fatto non sussiste", l'imprenditore e influencer tira un sospiro di sollievo. Ma non nasconde la propria irritazione per la lunga disavventura con la giustizia.

"Quando stai sotto processo per 18 anni e poi vieni assolto perché il fatto non sussiste, due cose da dire uno ce l'ha", ha spiegato Vacchi in un'intervista al Corriere. "La prima - ha aggiunto - è ringraziare i giudici del Tribunale di Parma che hanno preso in mano questo dossier penale con serietà e lo hanno valutato in tutta la sua inconsistenza arrivando a un'assoluzione totale. La seconda è che vivere 18 anni sapendo che il fatto non è mai sussistito è un'esperienza forte e molto dolorosa". Quella che l'imprenditore racconta, per una volta con toni molto meno allegri di quelli utilizzati suo social, è una trafila costatagli circa 170 milioni di euro. A tanto ammonta infatti, il patrimonio che in totale gli venne sequestrato nell'ambito della vicenda giudiziaria.

"La prima volta, nel 2012, sono stato condannato per un reato diverso da quello per il quale ero accusato. Poi, mi sottoposero a un sequestro preventivo, che, a fronte di una supposta distrazione di 29 milioni, ammontava a 120 milioni. Erano tutto il mio patrimonio. C'è voluta tutta la mia resilienza per andare avanti", ha affermato Vacchi. Poi, quando la Corte d'Appello di Bologna annullò il sequestro, due giorni dopo, il Tribunale di Parma deliberò un altro sequestro da 50 milioni. "A lungo non ho più potuto fare l'imprenditore. Mi era rimasta solo la partecipazione nell'Ima di famiglia. Mi sono fatto una vita su Instagram, ho creato l'azienda di me stesso, perché la vita reale era così opprimente che me ne sono inventato una virtuale", ha raccontato l'influencer, che ora sui social vanta circa 44milioni di follower in totale. "Alla fine, se sono l'uomo che sono, è anche perché ho passato questo dolore e l'ho sconfitto prima dentro di me e poi in tribunale", dice ora l'imprenditore, spiegando come è riuscito a reinventarsi. Anche da un punto di vista econonomico. "Lavoro con marchi globali, faccio il deejay, ora sto lanciando una catena di kebab: Kebhouze".

Business is business. Così ora Gianluca Vacchi ha ripreso a macinare soldi oltre che like e visualizzazioni. L'imprenditore 54enne, che vive sei mesi in Italia e sei a Miami con la futura moglie Sharon Fonseca e la figlia Blu Jerusalema, adesso punta a un altro obiettivo: arrivare in forma al 2035. "Un medico spagnolo sostiene che, a quella data, potrà invertire il corso del tempo".

Forse la sintesi di quella "resilienza" - parola oggi inflazionatissima, pure abusata - la si rilegge anche qui.

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