Coronavirus

In un giorno altri 947 casi. Ma con gli stessi numeri a marzo 866 ricoveri in più

Crescono i contagi. Lo stesso aumento 5 mesi fa riempiva gli ospedali. Ieri "solo" altri 37 in cura.

In un giorno altri 947 casi. Ma con gli stessi numeri a marzo 866 ricoveri in più

E siamo quasi a mille. Meno, ancora: 947 contagiati ieri. Ma non si fa certo la figura dei profeti di sventura a immaginare che supereremo la soglia psicologica ben presto. Se non oggi e se non nel fine settimana, quando i conteggi rallentano, certamente martedì.
Dobbiamo aver paura? Di certo non ci dobbiamo rilassare. Ma ci sono altri indicatori che ci fanno capire come questo effetto rimbalzo ha le polveri bagnate. Per spiegarlo abbiamo preso altri due giorni in cui il numero dei nuovi contagi era simile, uno all'inizio della pandemia (primo aumento), uno a metà strada (durante il calo) e li abbiamo paragonati a ieri. La scelta è caduta sul 10 marzo (977 nuovi contagi) e sul 14 maggio (992 nuovi contagi).


10 marzo. Siamo nel pieno del panico, è di fatto il giorno in cui il lockdown è esteso a tutta Italia. Quel giorno come detto si contano 977 nuovi casi che portano il totale a superare per la prima volta i 10mila casi (10.149). I guariti sono appena 1.004, i deceduti 631 (con un aumento rispetto al giorno prima di 168) e i positivi attivi sono 8.514. Di essi solo una minoranza sono a casa in isolamento fiduciario (2.599, con una diminuzione di 337, dimostrazione che gli asintomatici iniziamo a manifestare i sintomi), mentre 5.038 sono i ricoverati con sintomi (+722 rispetto al giorno prima) e 877 quelli gravi in terapia intensiva (+144). Colpisce il dato dei tamponi, appena 6.935 in ventiquattr'ore, per un totale di 60.761 fino a quel momento. La distribuzione geografica dei nuovi casi vede in testa la Lombardia con 322 nuovi casi.


14 maggio. L'Italia sta timidamente ripartendo, pochi giorni dopo toccherà a bar e ristoranti. Si contano 992 casi e da qualche giorno si sta quasi stabilmente sotto quota mille (il totale quel giorno è di 223.096). I morti sono ancora tantissimi, 262 in più rispetto al giorno prima e i positivi attivi sono 76.440 (il picco si era toccato il 19 aprile con 108.257). Di essi la gran parte ormai sono a casa in isolamento fiduciario (64.132, con un calo di 1.260), mentre 11.453 sono i ricoverati con sintomi (-719 rispetto al giorno prima) e 855 quelli gravi in terapia intensiva (-38). I tamponi messi a referto quel giorno furono 41.131. Dei nuovi casi oltre la metà (522) in Lombardia.


21 agosto. Siamo a ieri. I contagi risalgono, con un +947 che porta il totale a 257.065. I deceduti sono appena 9 e i positivi attivi 16.678, in aumento di 664 rispetto a giovedì. Quasi tutti sono a casa senza sintomi (15.690, con un aumento di 627), mentre solo 919 sono i ricoverati con sintomi (+36 in un giorno) e 69 in terapia intensiva (un solo caso in più). I tamponi fatti sono 71.996, un dato alto anche se inferiore di 5.446 unità rispetto a giovedì. Colpisce il dato dei tamponi, appena 6.935 in ventiquattr'ore, per un totale di 60.761 fino a quel momento. Sempre in testa la Lombardia (+174 casi) ma con un'incidenza sul totale nazionale molto inferiore a prima.


Il confronto. Dire quasi mille contagi vuol dire poco. Con questa cifra, frutto di molti più tamponi (la percentuale di positivi su test fatti è passata dal 14,09 per cento di marzo all'1,31 di ieri), a marzo c'erano 5.038 ricoverati con sintomi, con un aumento in ventiquattr'ore di 722, mentre ieri ce n'erano 919 (+36), e 877 in terapia intensiva (+144) contro i 69 di ieri (+1). E i morti? Quel 10 marzo caddero in 168, il 14 maggio 262 e ieri sono 9. Sarà anche il fatto che oggi si ammalano più i giovani, ma pare certo che il Covid è fastidioso ma fa meno male.

Molto meno.

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