Coronavirus

Gismondo: "Il virus? Ora è meno aggressivo"

Intervista alla professoressa Maria Rita Gismondo, direttore responsabile di Microbiologia Clinica Virologia e Diagnostica dell'ospedale Luigi Sacco di Milano

Gismondo: "Il virus? Ora è meno aggressivo"

Abbiamo imparato a conoscere Maria Rita Gismondo nei giorni in cui il virus cominciava a muoversi in Italia, ai primi di febbraio. Il direttore responsabile di Microbiologia Clinica Virologia e Diagnostica dell'ospedale Luigi Sacco di Milano, infatti, è sempre stata in prima linea nel cercare di comprendere la vera natura di questa malattia che, in pochi giorni, ha messo in ginocchio il nostro sistema sanitario e ci ha costretti nelle nostre case. La abbiamo intervistata.

Professoressa, durante i primi giorni di lockdown, in molti, soprattutto sui social, hanno rilanciato le sue dichiarazioni sull'epidemia ("è poco più di un"influenza", etc…) a mo' di sfottò. Crede di aver sottovalutato il problema?

Credo che la questione sia stata ampiamente superata. In quel momento ero in buona compagnia ed ho riferito solamente quanto dichiarato da istituzioni, quali il Cnr. Tutti abbiamo sbagliato le previsioni, ma abbiamo la scusante concreta che in quei giorni avevamo solo due pazienti e ci rifacevamo all'esperienza della Sars. Il dopo ci ha smentiti.

Cosa è andato storto a Bergamo? Non tanto in termini politici quanto sul piano virologico: un contagio velocissimo e una percentuale di morti oltre la media nazionale. Perché? Ci sono casi analoghi e tanto localizzati nel mondo?

Da dati pubblicati si è constatato che in alcune aree ci sono stati focolai esplosi per la presenza di high spread, cioè pazienti con un altro potenziale di infettività. Questo può essere una delle cause. L'altra possibile causa pare essere l'inquinamento. In questi casi non è quasi mai una sola responsabilità, ma concause.

L'Oms non si è dimostrata all'altezza della situazione: le pressioni politiche hanno ritardato la presa di coscienza dell'emergenza. Sarebbe cambiato qualcosa se non avessero taciuto quanto stava avvenendo in Cina?

Le pressioni politiche non competono alla scienza . L'Oms è stato spesso poco chiaro. Avremmo avuto bisogno di un'istituzione più chiara e coerente. Questo sì.

Rispetto a marzo, cosa sappiamo in più del virus? È realmente mutato?

Ci sono dei lavori che hanno dimostrato la presenza di una mutazione a noi utile, cioè che rende meno aggressivo il virus. È inverosimile che questa nuova popolazione virale "più buona" abbia totalmente sostituito la precedente. Quello che possiamo affermare è che siamo tutti più bravi, medici e pazienti. Conosciamo le cure possibili ed i pazienti i primi sintomi.

Come è cambiata la cura dei pazienti affetti da Covid-19?

Non esiste una cura, ma più cure in base al paziente e alla fase della malattia. I clinici utilizzano l'antivirale, l'eparina leggera, gli antinfiammatori, perché questa non è una patologia univoca. Ha diverse manifestazioni, spesso variabili da un paziente all'altro.

Sin dall’inizio virologi, infettivologi e scienziati si sono divisi e in alcuni casi accapigliati. È un bene o un male? Contribuisce al dibattito o disorienta le persone e i politici?

La scienza ha bisogno di un confronto sereno e di ricercatori che hanno la modestia di poter cambiare opinione. Chi ha usato la scena con insulti si è, di fatto, autoescluso dal dialogo scientifico.

Ha senso affidare l’emergenza ai tecnici? Il governo non pecca di mancato decisionismo?

L'emergenza è fatta di scelte politiche fondate sui consigli dei tecnici. Gli uni e gli altri sono essenziali, ma devono rimanere confinati nei loro ruoli.

Come mai ha chiesto di accorciare il periodo di quarantena a quattro giorni?

C'è evidenza scientifica che dieci giorni di quarantena siano sufficienti. Lo ha affermato anche l'Oms.

Ci sarà una seconda ondata?

Siamo tutti abbastanza d'accordo che questa pandemia non abbia ondate ma sia un'unica ondata con qualche movimento temporaneo in alto o in basso.

Ora che hanno riaperto le scuole, quali sono realmente i rischi per i nostri figli? Ha qualche consiglio da dare ai genitori?

Non credo che i bambini corrano più rischi che stare a casa e giocare in cortile con altri coetanei. Peraltro la scuola è una necessità inderogabile. Forse i rischi potrebbero correrlo i nonni che dai bambini possono ricevere il virus ed ammalarsi con conseguenze più gravi. Ma ripeto, la scuola non è di per sé un rischio.

Davanti al virus, c'è chi ha minimizzato e chi, invece, ne ha amplificato i rischi. Come bisogna porsi di fronte a questa sfida?

Non è mai utile essere minimizzatori ma neanche catastrofisti. È ovvio che la visione di qualsiasi cosa è sempre filtrata dal nostro modo di essere. Ci sono pessimisti ed ottimisti. Bisogna cercare di non cedere ed essere obiettivi.

Che speranze abbiamo col vaccino? Lo avremo realmente entro pochi mesi o è un'utopia?

Ho più volte detto e lo ripeto. I vaccini hanno salvato il mondo da molte malattie infettive. L'attesa di un vaccino non deve, però, farci perdere di vista che un vaccino è un farmaco. Prima di essere utilizzato, deve essere sottoposto a tutte le fasi di studio, senza saltare nessuna prova.

Nel suo ultimo libro, non parla solamente di Covid-19, ma anche di ciò che accadrà in futuo. Ci saranno altri virus in agguato?

Sempre. Su questa terra la convivenza tra uomo e microbo non è sempre indolore. Sappiamo che la storia è stata in gran parte scritta dalle grandi epidemie.

Covid 19 non è la prima e non sarà l'ultima.

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