Politica

Giusto unire azzurri e Lega (e allearsi con la Meloni)

L'unità del centrodestra è fondamentale. Bisogna vedere però se il partito unico sia la soluzione più efficace per raggiungere questo obiettivo

Giusto unire azzurri e Lega (e allearsi con la Meloni)

L'unità del centrodestra è fondamentale. Bisogna vedere però se il partito unico sia la soluzione più efficace per raggiungere questo obiettivo. Bisogna intendersi sui confini che dovrebbe avere e sulla sua previsione di durata. Se la nuova formazione si limitasse a raccogliere le forze del centrodestra di governo, cioè Lega e Forza Italia, sarebbe una operazione assai proficua. Perché renderebbe più solida e compatta la componente moderata del governo.

Del resto tra la Lega e Forza Italia le osmosi culturali-politiche sono sempre state assai forti: entrambi nacquero, la Lega Nord prima e Forza Italia poi, come rappresentanti dell'Italia produttiva del Nord, delle partite Iva, dei piccoli e medi imprenditori: Bossi indubbiamente smosse le acque che poi sfociarono nella nascita del Berlusconi politico. Il Partito unico tra Lega e Forza Italia sarebbe finalmente quello dei produttori del Nord, anche se molto tempo è passato dagli anni Novanta. Allo stesso modo, questo partito dovrebbe porsi obiettivi di durata medi, non semplicemente legati alla formula della unità nazionale: sarebbe una sorta di Partito liberale se non di massa (i partiti di massa appartengono per fortuna a un'altra epoca) almeno radicato nella società italiana e piuttosto rappresentativo.

Questo partito si alleerebbe con Fratelli d'Italia, che oggi come tutti sanno si trova all'opposizione e che cresce anche per via di questo ruolo. E ritorniamo qui alla questione dei confini dell'eventuale partito. Se infatti esso volesse cercare di coinvolgere anche la formazione di Giorgia Meloni sarebbe un'impresa destinata a fallire. Sulla breve durata, infatti, non ha senso alcuno unire un partito di opposizione con due di governo. Sul piano del profilo culturale politico, se il nuovo partito, nelle parole dello stesso Berlusconi intervistato ieri dal Corriere della Sera dovrebbe chiamarsi Cdu ed essere un testimone del Ppe in Italia, Fratelli d'Italia appartiene a un altro orizzonte, quello dei Conservatori europei, guidati non a caso dalla Meloni. Non siamo certo degli europeisti, ma tuttavia oggi vi dovrebbe essere una convergenza tra appartenenza partitica nazionale e suo corrispettivo a Bruxelles. E Meloni a Bruxelles ha appena chiarito che vuole accogliere nei conservatori i delusi dal Ppe: certo non intende entrarvi. Sul piano della durata media, vale a dire delle prossime elezioni, che il centrodestra resti costituito da due partiti sarebbe poi un punto di forza e non di debolezza. Per almeno quattro ordini di ragioni. La prima è che l'elettore italiano, nella sua storia repubblicana, ha sempre mostrato un temperamento favorevole al multipartitismo: in soldoni, preferisce avere a disposizione più scelte all'interno dello stesso campo. Poi perché il nuovo partito del centrodestra di governo finirebbe per possedere una collocazione prevalentemente settentrionale, mentre Fratelli d'Italia, anche se non è assolutamente il partito del Sud, possiede nel centro sud la sua maggiore forza. La terza ragione è che oggi i partiti sono tutti partiti dei leader: devono il loro successo anche al carisma del capo. Ora finché i capi di uno stesso campo competono tra loro da partiti diversi, l'effetto finale è di aggiunta. Al contrario, quando i capi competono all'interno del medesimo partito, il rischio di dissolvimento è assai elevato: come ricorda la vicenda del Pdl con lo scontro tra Berlusconi e Fini. Un fallimento, quello del Pdl, su cui non sono state ancora condotte le adeguate riflessioni. La quarta ragione riguarda il futuro: siamo sicuri che i sistemi politici vadano verso una semplificazione bipartitica? A noi sembra che anche contesti tipicamente bipolari siano sottoposti a spinte esogene ed endogene, a un processo di parcellizzazione e di divisione in segmenti, probabilmente perché la politica non può essere diversa dalla società in cui cresce, e la nostra procede verso forme di individualizzazione sempre più spinta.

Insomma se il partito unico si limiterà a rendere più compatti i protagonisti del centrodestra di governo e a predisporre una loro migliore organizzazione alle prossime elezioni politiche, ben venga.

Se vorrà andare oltre, v'è da nutrire qualche dubbio.

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