Cronache

Una gogna per Giovanna Boda. Non scordiamoci la dignità dell'uomo

Se oggi i più pensano che basti essere indagati per essere marchiati per sempre è perché la gogna mediatica ha inciso così tanto nelle nostre menti che il solo pensiero di essere indagati ci lacera, anche se siamo innocenti

Una gogna per Giovanna Boda. Non scordiamoci la dignità dell'uomo

Un evento tragico che ha lasciato tutti smarriti e senza parole. Mi riferisco ovviamente alla triste vicenda della dott.ssa Giovanna Boda, una donna capace di prossimità, come i numerosi messaggi che in queste ore popolano i social attestano, testimonianza del bene compiuto per i ragazzi, soprattutto i più fragili, e della sua intima sofferenza per i drammi della deprivazione culturale, del divario fra il Nord e il Sud, della diseguaglianza educativa. “Una matita nelle mani di Dio”, così si è sempre definita la dott.ssa Boda, usando una bellissima espressione di Madre Teresa di Calcutta. Le stavano a cuore le scuole dei poveri e per i poveri, unica alternativa alla mafia. Mafia che ha contrastato con una parola di educatrice, una parola forte, nonostante il suo fisico esile, parola che le ha fatto meritare, non a caso, il Premio Borsellino per ben due volte, nel 2016 e nel 2018. Per lei, prima di tutti, venivano i bambini, i più poveri, i più fragili. Proprio da loro provengono i disegni semplici della Penisola, incorniciati in belle cornici colorate, che decorano il piano dove si trova il suo Ufficio al Ministero. Disegni valorizzati come solo un’anima gentile sa fare.

Alle pareti del suo studio, sempre pieno di carte, segno di un lavoro indefesso, sono appesi i quadri di Borsellino, Falcone e madre Teresa di Calcutta. Non ostentava la sua fede e suoi ideali ma garantisco che erano chiari. Non si usciva da quello studio se non arricchiti di parole che costruiscono. Non l’ho mai sentita rivolgere una critica ad alcun ministro: eppure ne sono passati tanti e di tutte le provenienze politiche. Tutti le hanno rinnovato piena fiducia, perché in lei vedevano una donna devota al suo lavoro che svolgeva con serietà, aperta a tutti, senza parzialità. Ricordo le nostre chiacchierate sui grandi ideali della libertà di scelta educativa, del pluralismo e lo faceva con testa e cuore.

Pensando a una persona così, pur nel rispetto della libertà di stampa e di parola, mi ha colpito leggere in prima pagina, anche su giornali a tiratura nazionale, dell’esistenza di indagini riservatissime. Vale la pena sempre di ricordare che in Italia, come in tutti i Paesi democratici, fino a prova contraria, sino al terzo grado di giudizio la persona è innocente. Nonostante questo importante principio giuridico, appena si aprono le indagini, se ne raccontano gli estremi, sottoponendo l’indagato ad una reale gogna mediatica che affossa. E, a volte, uccide. Da ricordare anche che la pena è riabilitativa, non è esclusivamente detentiva: di conseguenza, non solo occorre essere garantisti ma anche discreti. La discrezione non è censura è prudenza. Ricordiamolo.

Mi sono chiesta, più volte, in questi giorni: che senso ha tutta questa vicenda? Cosa ci può insegnare? Ecco la risposta che mi sono data: la giustizia deve fare il suo corso, ma noi abbiamo il dovere di essere garantisti. Se oggi i più pensano che basti essere indagati per essere marchiati per sempre è perché la gogna mediatica ha inciso così tanto nelle nostre menti che il solo pensiero di essere indagati ci lacera, anche se siamo innocenti. Quando poi, alla fine, emerge la non colpevolezza, la notizia non fa scoop e quindi nessuna prima pagina. E il dramma aumenta e schiaccia la persona.

Carissima Giovanna, mi rivolgo direttamente a te: negli anni ho imparato che la saggezza sospende sempre il giudizio e si accosta con rispetto alle vite degli altri, quasi andando in punta di piedi. Credo che quella stampa che oggi tenta un approccio alla tua vicenda più rispettoso possa dare un’indicazione di metodo per raccontare le vicende di tutti gli altri indagati. Forse ci insegni anche questo. E allora tu, matita in mano a Dio, hai scritto una pagina: la pena è riabilitativa, l’informazione non è una gogna. In sintesi: la dignità dell’uomo.

Coraggio Giovanna, siamo davvero in tanti e fare il tifo per te.

Grazie per questa ennesima lezione di vita.

Commenti