Coronavirus

Occhio alle multe Green Pass: ecco chi paga

Secondo la circolare del Viminale obbligatorio verificare il possesso della certificazione verde, a discrezione il controllo dell'identità del possessore

Green pass, regole e sanzioni: ecco chi paga

In caso di incongruenze nel Green pass a pagare saranno solo i clienti. Questo è quanto si legge nella circolare del Viminale, firmata dal capo di gabinetto della ministra Luciana Lamorgese, il prefetto Bruno Frattasi, riguardo le modalità di verifica del green pass. La circolare è arrivata in seguito a varie consultazioni e verifiche incrociate tra il ministero dell’Interno, quello della Salute e palazzo Chigi.

Verifica del Green pass obbligatoria

La verifica dell’identità del possessore del Green pass si renderà necessaria "nei casi di abuso o elusione delle norme. Come ad esempio quando appaia manifesta l'incongruenza con i dati anagrafici contenuti nella certificazione". Viene inoltre precisato che il cliente in questo caso"è tenuto all'esibizione del documento di identità". Non si deve esibire il documento di identità per entrare al cinema o nei teatri. Per gli spettacoli e gli eventi sportivi "possono essere abilitati alle verifiche i cosiddetti steward, ossia il personale iscritto negli appositi elenchi dei questori". Mentre la verifica del possesso della certificazione verde, come si legge nella circolare inviata dal Gabinetto del ministero dell'Interno, "ricorre in ogni caso" ed è "un vero e proprio obbligo".

Come specifica il Viminale, per verificare se un certificato verde è autentico o meno bisogna utilizzare l’app gratuita VerificaC19 installata su un dispositivo mobile, e non è necessario avere una connessione internet. In ottemperanza con le indicazioni del Garante della privacy, il Viminale ha precisato che "l'app non memorizza le informazioni personali sul dispositivo del verificatore".

Se il certficato è falso paga l'avventore

Ma chi pagherà in caso di incongruenza del certificato? Se il certificato è falso a pagare sarà solo il cliente. "Qualora si accerti la non corrispondenza tra il possessore della certificazione verde e l'intestatario della medesima, la sanzione risulterà applicabile nei confronti del solo avventore, laddove non siano riscontrabili palesi responsabilità anche a carico dell'esercente" viene riportato nella comunicazione. I gestori e gli esercenti sono quindi obbligati a verificare il possesso del Green pass, mentre la verifica dei documenti per poter accedere nei locali pubblici al chiuso è a discrezione. Ovvero, non è sempre obbligatoria ma può essere fatta nei casi di abuso o di elusione delle norme. Nella circolare trasmessa a prefetti e questori viene ribadito il punto che era già stato sottolineato da palazzo Chigi:“Vanno intensificati i controlli delle forze dell’ordine”.

Ping pong tra Viminale e Garante Privacy

Poche ore prima il Garante della Privacy, rispondendo a una domanda rivolta dalla Regione Piemonte, aveva fatto sapere che anche gli esercenti di ristoranti e bar possono verificare l'identità dei loro avventori chiedendo di esibire il Green pass dove richiesto. Come detto precedentemente, per quanto riguarda gli eventi le verifiche verranno affidate agli steward.

La circolare del ministero si è resa necessaria per chiarire eventuali dubbi che potevano scaturire dal Dpcm firmato lo scorso 17 giugno dal premier Mario Draghi, nel quale venivano inseriti i titolari delle strutture ricettive e dei pubblici esercizi nella lista di coloro che dovevano svolgere attività di verifica sia dei certificati verdi che delle generalità dell’intestatario.

Questo aveva provocato malumori nei gestori dei locali pubblici, secondo i quali i controlli dovevano essere fatti dalle forze dell’ordine e non da loro.

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