Cronache

Gregoretti, il gip a palazzo Chigi: nel mirino mail Salvini-Conte

Udienza di due ore con Conte. La toga: "Premier unico che ci possa dare delle indicazioni fondamentali per il processo"

Gregoretti, il gip a palazzo Chigi: nel mirino mail Salvini-Conte

Non solo le consultazioni, la giornata odierna a Roma è importante anche sul fronte giudiziario. Questa mattina a Palazzo Chigi è arrivato il Gip del tribunale di Catania, Nunzio Sarpietro, per sentire il presidente del consiglio Giuseppe Conte sul caso Gregoretti.

Si tratta del processo che vede Matteo Salvini imputato per sequestro di persona e abuso di ufficio, in quanto nell'estate del 2019 da ministro dell'Interno si è opposto allo sbarco di migranti a bordo della nave Gregoretti, il mezzo della Guardia Costiera attraccato ad Augusta.

Dopo il via libera al processo decretato a febbraio dal Senato, su richiesta del tribunale dei ministri di Catania, nel capoluogo etneo il 3 ottobre scorso si è tenuta la prima udienza preliminare. In quell'occasione i giudici hanno deciso di sentire altri membri del governo per ricostruire i fatti. Tra questi anche lo stesso presidente del consiglio.

Secondo il Gip di Catania, la posizione di Conte “è centrale” : “Penso che il presidente Conte abbia una posizione chiave in questo momento – si legge nelle dichiarazioni rilasciate nelle scorse ore – e credo che sia l'unico che ci possa dare delle indicazioni fondamentali per il processo”. In poche parole, le parole del dimissionario presidente del consiglio, capo anche del governo in cui Salvini era vice premier e ministro dell'Interno, saranno decisive per capire la decisione da prendere sul leader della Lega.

A Palazzo Chigi è presente anche l'avvocato di Salvini, la deputata Giulia Bongiorno. Anche lei, secondo quanto rilanciato dalle agenzie, rivolgerà alcune domande a Giuseppe Conte. Nella sede del governo si è recato lo stesso Matteo Salvini: “Qui Palazzo Chigi – ha fatto sapere l'ex titolare del Viminale in un post su Facebook – Pronto questa mattina al processo per “sequestro di persona”. Da ministro ho difeso il mio Paese, ridotto sbarchi e dispersi in mare, salvato vite, fatto risparmiare milioni e protetto gli Italiani. Ne sono fiero”.

Le mail al centro delle indagini

Il caso Gregoretti risale all'epoca del governo gialloverde, formato da Lega e Movimento Cinque Stelle. Ma i suoi sviluppi giudiziari sono intervenuti quando questo esecutivo già non c'era più. Per cui, quando in Senato si è dovuto votare a favore o contro il processo nei confronti di Salvini, la nuova maggioranza giallorossa ha scelto di far avviare la fase processuale. Secondo Conte e il Movimento Cinque Stelle, l'allora ministro dell'Interno avrebbe agito di sua iniziativa. Dunque, ogni responsabilità eventualmente accertata dovrebbe essere addebitata unicamente al segretario del carroccio.

Quest'ultimo ovviamente non ci sta. La linea difensiva di Salvini poggia soprattutto su sette mail scambiate tra Palazzo Chigi e Farnesina nei giorni in cui si sviluppava il caso Gregoretti.

Secondo l'ex ministro dell'Interno, quello scambio di missive avvenuto tra il 26 luglio e il 2 agosto dimostrerebbe che il resto del governo sapeva. E che, soprattutto, le scelte attuate in quei frangenti non sono state volute unicamente dall'allora titolare del Viminale: "Anche in questa occasione - si legge nelle memorie difensive consegnate da Salvini al Senato - emerge ancora una volta che, in linea con la prassi consolidata, la gestione dei migranti non rappresentava l’espressione della volontà autonoma e solitaria del Ministero dell’Interno, bensì una iniziativa del Governo italiano coerente con la politica relativa ai flussi migratori, definita anche nel Contratto di Governo, che non può essere svilita come mera posizione politica avulsa dalla complessiva strategia dell’Esecutivo".

Il braccio di ferro è dunque sull'interpretazione delle mail portate alla luce da Salvini. Se cioè per davvero esse potranno o meno dimostrare il coinvolgimento dell'intero governo Conte I nella gestione del caso Gregoretti. Un duello che appare politico, oltre che giudiziario.

La difesa di Salvini

"Matteo Salvini ha tutelato l’interesse nazionale e ha agito in linea con la politica governativa ribadita oggi da Giuseppe Conte". È questa la considerazione più importante trapelata dai difensori dell'ex ministro dell'Interno: "Questa mattina - si legge ancora - è stato esaminato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: il premier ha confermato di essere “stato protagonista” nella politica della redistribuzione prima degli sbarchi". Decisivi, secondo gli avvocati di Matteo Salvini, anche nuovi documenti arrivati dopo la precedente udienza di Catania, in base ai quali sarebbe emerso come "il ministro si opponeva in attesa della redistribuzione dei migranti". Una circostanza quest'ultima verificatasi anche durante l'amministrazione del Conte II.

"Noi siamo estremamente soddisfatti da quanto è stato detto - ha dichiarato l'avvocato Giulia Bongiorno subito dopo l'udienza - il presidente Conte ha ribadito ciò che ha sempre detto il senatore Salvini: con il governo Conte I c'è stato un cambio di marcia sulle politiche per l'immigrazione e si è deciso essere molto più rigorosi e di fare in modo che le redistribuzioni avvenissero sempre dopo gli sbarchi".

"Anche il giudice - ha proseguito l'avvocato Bongiorno - sembra aver colto che si tratta di una linea di governo, che può piacere e non piacere. É sicuramente un dato accertato che è una linea di governo, sono state anche prodotte una serie di lettere, una tra l'altro citata proprio dal presidente Conte, nelle quali si fa riferimento a un gioco di squadrà diretto alla sicurezza italiana".

Secondo l'avvocato di Salvini, con oggi "è uscita fuori finalmente la verità".

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