"Su Sea Watch 22 irregolarità". Scattano "ganasce" per la nave

Con un comunicato stampa, la Guardia Costiera ha reso noti i motivi per i quali Sea Watch 4 si trova in fermo amministrativo a Palermo, rispondendo così alle accuse di pratiche vessatorie della Ong

"Su Sea Watch 22 irregolarità". Scattano "ganasce" per la nave

La nave Sea Watch 4 è da sabato sotto sequestro al porto di Palermo. Dopo un controllo, la Guardia Costiera ha provveduto a imporre il fermo amministrativo alla nave della Ong tedesca Sea Watch a causa di irregolarità che ne impediscono il ritorno in mare. A seguito del provvedimento da parte dell'autorità marittima italiana, il portavoce la Ong si era scagliato contro la Guardia Costiera, accusandola di aver messo in atto pratiche vessatorie con "motivazioni pretestuose" al solo scopo di impedire il ritorno in mare della nave. A seguito del controllo, e per rispondere indirettamente alle accuse, la Guardia Costiera ha diramato un lungo comunicato stampa per chiarire la sua posizione.

"Con questo blocco arbitrario la Guardia Costiera sta deliberatamente mettendo a rischio vite umane", ha accusato Sea Watch nel suo comunicato. "L'ispezione ha evidenziato diverse irregolarità di natura tecnica tali da compromettere, non solo la sicurezza degli equipaggi, ma anche delle persone che sono state e che potrebbero essere recuperate a bordo, nel corso del servizio di assistenza svolto. Accertate anche alcune violazioni delle normative a tutela dell'ambiente marino", scrive la Guardia Costiera, evidenziando gravi anomalie non imputabili a pretestuose pratiche vessatorie contro la Ong.

Nel suo comunicato, l'autorità marittima specifica che la nave non potrà riprendere il mare "fino alla rettifica delle irregolarità rilevate in sede ispettiva". Inoltre, alcune delle irregolarità segnalate dalla Guardia Costiera richiedono il necessario intervento dello Stato di bandiera, che nel caso della Sea Watch 4 è la Germania, "che detiene la responsabilità della conformità della nave rispetto alle Convenzioni internazionali e alla legislazione di bandiera applicabile in materia di sicurezza della navigazione e tutela ambientale". L'iniziativa ispettiva della Guardia Costiera italiana non è stata arbitraria o pretestuosa, ma risponde alla direttiva comunitaria (2009/16/EC), che l'Italia ha recepito nel 2011. La direttiva riguarda tutte le navi straniere che approdano nel Paese o stazionano all'ancora.

La Sea Watch viene considerata una nave a "rischio standard" e richiede una verifica annuale. La Guardia Costiera, tuttavia, riferisce che la nave della Ong non veniva sottoposta a un controllo dal 2017. Trascorsi 3 anni dall'ultima verifica, era indispensabile che al momento dell'approdo in un qualunque porto europeo venisse sottoposta all'ispezione disposta delle direttive comunitarie. "La nave svolge un servizio sistematico di "ricerca e soccorso" per cui non è certificata (nella missione appena terminata nel Mediterraneo centrale ha partecipato a quattro diversi eventi SAR)", spiega la Guardia Costiera.

Il comunicato della nostra autorità marittima è particolarmente specifico in merito, tanto da delineare con precisione l'ambito all'interno del quale la Sea Watch non risulta a norma con le direttive: "Lo svolgimento di attività di soccorso in "modo sistematico" – differentemente da quanto accade per le unità navali che occasionalmente prestano soccorso a terzi - non può configurarsi come 'un improvviso e diverso impiego' . Pertanto, tale circostanza, ai sensi della Convenzione SOLAS, impone che le stesse debbano essere certificate dal proprio Stato di bandiera per il 'servizio' effettivamente svolto, dovendo così rispondere a requisiti ben precisi previsti proprio per chi esegue attività SAR (Search and Rescue, ricerca e soccorso)".

Sono numerose le violazioni riscontrate a bordo da parte dalla polizia marittima, "22 non conformità, di cui diverse considerate gravi". La Guardia Costiera non si limita a snocciolare numeri nel suo comunicato ma, proprio per dimostrare la perizia e l'importanza del lavoro svolto, elenca alcune delle carenze più gravi sulla Sea Watch: "La presenza a bordo di un numero di persone ben superiore a quello previsto dalla certificazione di sicurezza rilasciata alla nave dallo Stato di bandiera (354 persone rispetto alle 30 previste), cinture di salvataggio di tipo non approvato, bagni installati in coperta con scarico diretto fuoribordo, illuminazione di emergenza per l'uso dei mezzi di salvataggio non funzionante".

Inoltre, proprio per sgombrare il campo da qualunque polemica - quella sì - pretestuosa, la Guardia Costiera ha specificato nel suo comunicato che già a gennaio era stata inviata una comunicazione agli Stati di bandiera delle Ong.

L'autorità marittima italiana li aveva invitati a mettere a norma le navi, adottando tutte le misure necessarie affinché fossero "idonee e certificate per tale tipo di impiego". Evidentemente, Sea Watch 4 non ha recepito la richiesta diella Guardia Costiera.

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