Cronache

Adriatici ai domiciliari: trasferito in un luogo segreto

Secondo il racconto di un testimone, El Boussettaoui avrebbe gettato l'assessore Massimo Adriatici in terra ma il colpo di pistola che ha ucciso il marocchino non sarebbe stato accidentale

Adriatici ai domiciliari: trasferito in un luogo segreto

Il gip di Pavia ha convalidato gli arresti domiciliari per Massimo Adriatici, l'assessore alla Sicurezza del comune di Voghera indagato per eccesso di legittima difesa nella sparatoria avvenuta martedì sera in cui ha perso la vita il marocchino Youns El Boussetauoi. Dopo la convalida del fermo, il leghista è stato trasferito in un "luogo segreto" per ragioni di sicurezza. In un video, Giampiero Santamaria, coordinatore di Buona destra Voghera, avrebbe mostrato l'abitazione dell'assessore. "Il mio assistito si è trasferito in un luogo sicuro per il serio e fondato pericolo per la propria incolumità", ha spiegato l'avvocato Gabriele Pipicelli ad Adnkronos.

Secondo quanto apprende Repubblica, un testimone avrebbe riferito agli inquirenti che Adriatici avrebbe "preso la mira" e poi sparato. Secondo la versione fornita dall'indagato, invece, il proiettile sarebbe esploso dalla calibro 22, di cui era regolarmente in possesso, in maniera del tutto involontaria. "Non ho un ricordo preciso", ha dichiarato al gip a poche ore dal drammatico accaduto spiegando che aveva il colpo in canna "per non andare in panico in caso di pericolo". Resta il fatto che un video estrapolato dalla telecamera del palazzo di corso XXVII Marzo, puntata sullo spiazzo davanti al bar, mostra un "dettaglio importante" già al vaglio degli investigatori.

Il racconto del testimone

La sera in cui si è consumata la tragedia davanti al bar Ligure, in piazza Meardi a Voghera, c'erano due persone che avrebbero assistito alla sparatoria. Una di queste è un uomo, irregolare sul territorio italiano e marocchino come la vittima, intercettato dai legali della famiglia di El Boussettaoui, gli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli, due giorni fa.

Il teste, ascoltato in procura venerdì mattina, è l'uomo in maglietta bianca e pantaloni scuri che si intravede nel filmato recuperato dalle telecamere di sorveglianza del palazzo di corso XXVII Marzo. Il suo racconto inizia "verso le dieci di sera" all'interno del bar. "Ero seduto al tavolo, è entrato Youns e si è avvicinato, ha afferrato la bottiglia di birra che era sul tavolo. - spiega -Poi, con tono aggressivo, mi chiedeva gli auguri perché era la 'festa dell'agnello', io lo conosco da tanto tempo e sapevo che ultimamente aveva problemi di testa, quindi ho lasciato stare".

A quel punto, Youns El Boussetauoi esce dal bar:"Ha lanciato la bottiglia, che è caduta a terra nella rotonda davanti al bar. Io sono uscito e mi sono seduto sul muretto e ho visto un signore italiano che stava parlando al telefono".

Lo spinta e il pugno in faccia

Da questo momento in poi, il racconto del teste coincide con quanto emerge dal video, ovvero, fino agli istanti precedenti alla sparatoria. "Youns lo ha spinto e l'italiano è caduto in terra sulla schiena", conferma l'uomo. Nel video si vede molto bene anche il pugno inferto dal marocchio ad Adriatici . "A quel punto, mentre era sdraiato - continua il racconto - ha estratto la pistola dal fianco e gli ha sparato un colpo a sangue freddo. Dopo esser stato colpito, Youns è corso via con la mano sulla pancia e poi è caduto a terra".

Il testimone non ha dubbi: "Youns lo ha spinto, l'italiano è caduto subito, ha presto la pistola, ha mirato e gli ha sparato mentre Youns era fermo". I legali della famiglia della vittima gli domandano esplicitamente "se il colpo è partito per sbaglio o l'italiano ha sparato volontariamente". "Non ha sparato per sbaglio - risponde il testimone - l'italiano ha preso la pistola, l'ha puntata verso Youns e subito ha sparato il colpo che lo ha ucciso". Poi, sarebbe stato lo stesso Adriatici a chiamare i soccorsi. "Quello che sparava, l'ho visto che chiamava l'ambulanza. Poi sono arrivati i carabinieri, poi la polizia".

La versione di Adriatici

Diversa la versione dell'assessore Massimo Adriatici che, in attesa di giudizio, si è autosospeso dall'incarico di assessore alla sicurezza del comune di Voghera. L'esponente leghista ha dichiarato di "non avere un ricordo preciso dell'accaduto" sottolineando che la pistola non fosse assicurata "per non andare in panico in caso di pericolo".

I legali di Adriatici, gli avvocati Colette Cazzaniga e Gabriele Pipicelli, hanno fatto sapere che il loro assistito "è distrutto, profondamente dispiaciuto", anche perché si tratta di "una persona normale che non ha mai avuto un appunto nella sua carriera professionale". La sua sofferenza è umanamente riconducibile alla presenza di una vittima e di un procedimento penale in corso. "Soprattutto è distrutto nel vedersi descritto dai media come uno sceriffo. Abbiamo cercato di bloccargli l'accesso ai media", hanno aggiunto i legali.

Che giudicano l'assessore "vittima di una violenza improvvisa e inaudita che l'ha fatto cadere a terra, procurandogli uno stato di confusione e delle lesioni riscontrate dal medico legale incaricato dal pm".

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