"Saranno c... miei". E Scanzi sbotta per Orsini

Interpellato sulle ospitate tv retribuite e sul caso Orsini, il giornalista preferisce tacere. "Saranno anche c... miei se vengo pagato. Sono in mezzo a vari fuochi, meglio se non apro bocca"

"Saranno c... miei". E Scanzi sbotta per Orsini

"Imperativi dall'alto". E Andrea Scanzi si è ritrovato senza parole. D'un tratto il loquace giornalista, sempre pronto a fare le pulci all'interlocutore di turno, ha preferito tacere. Glissare. Lo ha fatto, in particolare, di fronte alle curiosità de Le Iene sul caso Orsini e sulla questione delle ospitate televisive (legittimamente) retribuite. Imbarazzo comprensibile ed emblematico allo stesso tempo, visto che lo stesso opinionista aretino è parte di quell'ingranaggio. Lo ha spiegato lui stesso, non senza un certo impaccio, all'inviato della trasmissione di Italia1 che lo aveva interpellato nella vana speranza di avere qualche delucidazione sull'argomento.

"Io sono in una posizione scomoda e non mi va di dire nulla pubblicamente", ha ammesso Scanzi nella conversazione telefonica trasmessa da Le Iene. Anche perché - ha proseguito - "francamente saranno anche c*zzi miei se vengo pagato e quanto vengo pagato". La firma del Fatto Quotidiano è infatti uno degli opinionisti fissi di Cartabianca e Otto e Mezzo, trasmissioni dalle quali riceve un gettone di presenza. "Se non fossi uno dei pagati la farei anche l'intervista ma non mi va perché sono in mezzo a vari fuochi: la Rai, Il Fatto Quotidiano, eccetera... Quindi qualsiasi cosa dico mi massacrano e viene anche addosso a me. Anche se dico mezza cosa poi verrebbe strumentalizzata", ha spiegato lo stesso Scanzi al collega Gaetano Pecoraro.

Poi l'affermazione per certi versi enigmatica. "Io diciamo che ho degli imperativi dall'alto nei posti dove ho dei contratti per cui tutto sommato è meglio se non apro bocca", ha aggiunto il giornalista, senza però specificare la natura di questi presunti diktat, né la provenienza. A chi o a cosa si riferiva Scanzi, solitamente abituato a non tacere di fronte a nulla? La medesima equidistanza il cronista toscano l'ha mantenuta sul caso Orsini, rispetto al quale ha ammesso di essere volente o nolente parte in causa.

"Se lo difendo è comunque una difesa di partito perché lui fa parte del Fatto Quotidiano, se lo difendo poco s'incazza il

Fatto, se lo difendo troppo s'incazza la Rai, son proprio nel mezzo...", ha sostenuto ancora il giornalista nella conversazione telefonica con Le Iene, trovandosi a compiere un gioco di equilibrismo degno di nota.

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