Molta indignazione per il bullo di Lucca e per i suoi sodali di altre scuole che insultano e minacciano i docenti.
Non capisco lo stupore per i comportamenti di questi hooligans da strapazzo, teppaglia figlia di padri, madri e parenti minori. Dove sta la notizia? Perché essere sorpresi? Un leggero massaggio al cervello dovrebbe riportarci alla realtà quotidiana fatta di milioni di bulli, giovani, anziani, uomini, donne, fratelli di un'Italia unita nella villania.
Siamo un Paese che si è eccitato, alle ultime elezioni, per un movimento politico il cui capo, dalla nascita, sempre manda a dar via l'organo gli astanti e il resto della comitiva. Siamo lo stesso Paese che si piazza estasiato davanti ai televisori, come se si trattasse dell'evento epocale, per sbirciare chi si fa le canne o mostra i deretani su isole dei famosi o affini. Siamo il Paese dove gli spettacoli televisivi e radiofonici prevedono, nella scaletta del programma, l'urlo e l'offesa; nel dibattito l'avversario non va contrastato ma umiliato, altrimenti l'attenzione del pubblico scema, gli ascolti si abbassano, gli sponsor si ritirano. Siamo il Paese dei preti che vanno a puttane e sniffano coca o si giocano ai tavoli d'azzardo i soldi della parrocchia. Siamo il Paese nel quale un allenatore di football dà del frocio ad un suo collega tra applausi scroscianti. Siamo sempre il Paese nel quale una trasmissione televisiva manda in onda le immagini del più illustre dei critici d'arte mentre defeca e qualche storico dell'argomento ricorda Piero Manzoni e la sua scatolina di latta contenente merda d'artista. Siamo il Paese degli sfollati e dei terremotati nei secoli dei secoli.
Siamo questa roba qui e altro ancora, sono saltate tutte le marcature, il principio di rispetto è scaduto come il latte fresco, l'educazione civica, non soltanto come materia di studio a scuola, è una memoria antica che viene narrata dai nonni. La teppaglia di Lucca e simile si adegua, le immagini diventano virali, aggettivo che una volta riguardava soltanto le infezioni ma oggi fa tendenza, circola liberamente, diverte addirittura. E soprattutto quei ragazzi vanno capiti, ascoltati, perdonati.
È opportuno conoscere i retroscena, ha spiegato uno dei tanti docenti del «nulla detto», con tono di chi ha paura di se stesso. Effettivamente esiste un retroscena: è quello della deriva che non parte dal basso ma arriva dall'attico. È il bullo della diretta. Alla prossima.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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