Da "Il capo dei capi" al "mio amico fa bang" Rap di Catania violenta

Spaccio, auto di lusso e pistole sono i nuovi argomenti della musica catanese. I cantanti Niko Pandetta e Skinny si uniscono al cordoglio di Librino per l'uccisione di Enzo 'Negativa'.

Da "Il capo dei capi" al "mio amico fa bang" Rap di Catania violenta

Al momento no”. Queste sono le parole al IlGiornale.it del procuratore di Catania Ignazio Fonzo, in merito alle novità dei due morti ammazzati e 4 feriti nel quartiere popolare di Librino. Gli investigatori continuano senza sosta a cercare di capire il movente di ciò che è accaduto qualche giorno fa nella zona dell’hinterland catanese. A quanto sembra, le piste più attendibili che stanno scandagliando gli inquirenti sono quelle in merito ad un regolamento di conti o al traffico di stupefacenti. La notizia della sparatoria ha fatto gran clamore anche sui social. Uno dei due morti ammazzati è un giovane molto conosciuto nel quartiere di Librino, ma non solo. Il ragazzo era noto a Catania come Enzo “Negativa”. Un cordoglio che si è sviluppato su Facebook e sulle storie di Instagram per la morte prematura di Enzo. Un lutto sofferto anche dal cantante neomelodico catanese Niko Pandetta e il giovanissimo cantante di musica Trap, Skinny.

I due cantanti, molto legati tra di loro, pare avessero una forte amicizia con Enzo. Le foto di Niko Pandetta con il suo vecchio compagno di scuola morto ammazzato, sono state pubblicate anche dai giornali locali. Pubblicazione che non è stata tollerata dal cantante neomelodico accusando i giornali di essere: “merda”.

Come l’artista catanese Agata Arena, nipote del boss Giovanni Arena, che nei suoi testi recita frasi molto vicine allo spaccio e alla malavita, anche Niko Pandetta e Skinny attraverso le loro canzoni non rinnegano certi ambienti. I cantanti hanno un comune denominatore: affermano che la musica ha cambiato le loro vite. Una sorta di redenzione dalle loro vicinanze poco raccomandabili o dal loro trascorso difficile con la giustizia.

Allora, come mai i loro testi richiamano tematiche che sanno di malavita, spaccio e pistole? Niko Pandetta come il suo 'fratellino' Skinny, vengono ritratti nei loro profili social e nei loro video musicali con pistole (finte?), pacchi di denaro, vestiti griffati e auto di lusso. “Il capo dei capi” è una delle ultime canzoni di Niko Pandetta. “Nico il capo dei capi in gara tutti gli altri l’ho superati…na vita sbagliata…compagni sbandati…zero lavorare…”. Canta il cantante catanese. Oppure: “mio fratello non è vip però sa fare bang bang bang…”.

Seguono a ruota i testi del piccolo Skinny e la sua musica trap: “A Catania sono una leggenda... c’è più neve dell’Etna…paura di nessuno e il grilletto pronto a sparare. Pregiudicati sono pronti a fare bang…il mio amico è criminale…fanculo la madama...sto riciclando i soldi della snow. Prendo un chilo e poi lo taglio…fanculo tutti i pentiti…scendo a sti infami gli sparo…stecca più stecca faccio un patrimonio...Rais come in Arabia, San Luca coca Calabria...tutti lo sanno il contatto a Catania”.

Insomma, i due cantori catanesi, venerati come delle rock star, sono la trasformazione della musica neo melodica e dei nuovi generi che spopolano tra i giovanissimi. Rappresentano anche i diseredati del ventre dalla Sicilia ma anche della manovalanza che nutre le mafie di tutto il sud Italia e non solo. Non è colpa loro o forse sì, ma è innegabile che il loro pubblico sia quello. Nel grande mare della Rete, tra i social network al momento Pandetta e Skinny sono il colore e il suono di uno strano successo.

Sembra proprio che questa musica troppo spesso diventi propaganda per le organizzazioni criminali. Un mondo grigio popolato da affiliati ai clan, parenti di boss ed anche di tanta gente che con la mafia non ha nulla a che fare. Una sotto cultura che racconta la vita reale di numerose borgate siciliane e di tutto il Sud Italia. Tempo fa la Direzione investigativa antimafia ha scritto: “Proprio il dato relativo alla crisi socio-economica della Regione, induce a riflettere in ordine alla potenziale attrattiva che le consorterie di ‘ndrangheta sono in grado di suscitare sulle nuove leve, così come emerso da recenti indagini di polizia . La ‘ndrangheta, infatti, sembra continuare a far leva sul bisogno di lavoro delle nuove generazioni anche per consolidare il controllo del tessuto socio-economico, offrendosi come sistema istituzionale alternativo. Non bisogna, pertanto, trascurare qualsivoglia iniziativa utile a far comprendere alle nuove generazioni quanto il sistema mafioso annulli ogni possibilità di sviluppo della società, favorendo, di contro, il benessere di pochi. Appare emblematico, in proposito, il lancio, nel febbraio 2019, sui canali Youtube di un video musicale del genere trap, interpretato da un giovane del reggino inneggiante alla supremazia della ‘ndrangheta sul territorio calabrese”.

Inoltre la Dia tiene a precisare che: “Si segnala un ulteriore brano musicale lanciato nel mese di marzo 2019, sempre sui canali Youtube, del genere neomelodico napoletano, dedicato ai detenuti del citato processo “Aemilia” (nei cui confronti viene espressa solidarietà), contenente attacchi alle dichiarazioni dei pentiti. Il video in questione, ricco di immagini di repertorio relative sia all’operazione svolta dai Carabinieri – con tanto di logo istituzionale – che alle diverse fasi processuali, è stato dopo pochi giorni rimosso dalla suddetta piattaforma social”.

Esiste un pentito palermitano che anni fa ha spiegato le connessioni fra le feste di borgata, i cantanti neomelodici e le famiglie mafiose. Si chiama Salvatore Giordano. Negli atti giudiziari viene definito: “intermediario dell’artista napoletano Mauro Nardi, con gli organizzatori dei vari eventi sul territorio ma è soprattutto – scrivono gli inquirenti – un esponente della famiglia mafiosa dello Zen di Palermo”.

Nel suo racconto ai pm, il pentito

Giordano ha svelato il business dell’organizzazione delle feste rionali e il loro concetto. E' proprio attraverso queste iniziative che i mafiosi conquistano e mantengono il ‘consenso sociale’ e ostentano la propria forza.

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