D a bandiera rossa a maglietta rossa. Nessun problema se qualcuno, in questi giorni, ha risposto all'appello di don Luigi Ciotti: indossare una t-shirt di colore rosso per «fermare l'emorragia di umanità», una frase a favore dell'accoglienza che significa nulla ma offre un bel hashtag nei social network: #restiamoumani. Chi si oppone all'immigrazione senza regole non può certo essere definito disumano. Al contrario, le regole sono necessarie proprio per tutelare i migranti, alla mercé di trafficanti di uomini che li caricano su carrette del mare con benzina sufficiente solo per uscire dalle acque territoriali libiche.
Gommoni sgonfi caricano centocinquanta persone, e vanno subito in pezzi, con il risultato tragico che conosciamo. I malfattori ormai neppure salgono sulle imbarcazioni della morte. Mettono in mano ai clienti un telefono satellitare con i numeri impostati per ricevere soccorso, e tanti saluti. Se poi c'è da salvare chi rischia concretamente di affogare, gli italiani non si sono mai tirati indietro, per fortuna. Molti di quelli che ce la fanno, e sbarcano sulle nostre coste, finiscono ad alimentare il lavoro nero, scatenando la guerra tra poveri. Ma questo non interessa ai paladini dell'accoglienza. Sandro Veronesi, ad esempio, sul Corriere della Sera di ieri, lancia un appello ai colleghi scrittori, Roberto Saviano soprattutto: saliamo sulle navi delle Ong per proteggere i migranti con il nostro corpo. Che vogliano sperimentare il brivido irrazionale di sentirsi profughi per un giorno? Risposta di Matteo Salvini: «Ottima idea, buon viaggio». Detto questo, se un cittadino ha voglia di mettersi la maglietta rossa, affari suoi.
Ciascuno faccia i conti con la propria coscienza come meglio crede. La questione è differente se a indossare la maglietta rossa sono pubblici ufficiali come i docenti. I maturandi di un liceo nel palermitano, si sono trovati davanti a una commissione d'esame di rosso vestita, come denuncia Galeazzo Bignami, deputato di Forza Italia. Al di là dell'intento dei professori, che possiamo immaginare in buona fede, il risultato è disastroso. I professori sono in una posizione di forza. Volendolo o no, le magliette rosse intimidiscono gli allievi, che capiscono subito quali opinioni è meglio non esibire. Tutto ciò nella scuola che dovrebbe essere imparziale e attraverso il dialogo stimolare la libera opinione degli studenti. Gli alunni si sono seduti davanti allo Stato e l'hanno trovato in camicia rossa.
Dunque schierato, perché, senza ipocrisie, chi ha vestito il rosso è orientato verso sinistra. Che brutta lezione... Pare che quello segnalato non sia stato un caso isolato. Se chi insegna è così partigiano, sul ponte della scuola sventola bandiera bianca: si è arresa al politicamente corretto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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