Furgoni funebri tra gli ulivi. Polvere rossa sollevata dagli elicotteri. L'aria è afosa, pesante, soffocante. Sembra aggiungere ansia alla tragedia. Si cercano vite, si contano i morti. Non è possibile. Sì, qui è possibile. Tredici chilometri e un solo binario dividono Andria da Corato. Un binario, unico, solo, per una terra, il Sud, la Puglia, le Puglie, come ci insegnavano a scuola, per quanto lunga è questa terra piena di contraddizioni e di luce e di solitudine, dimenticata da chi discute, parla, scrive e decide sull'alta velocità, privilegio e premio di un'altra e alta Italia. Ulivi secolari, come guardiani, lungo i fianchi di questi due convogli. Stavolta non sono loro a piangere, prosciugati dalla xylella cattiva e malvagia, stavolta osservano la morte degli uomini, la fine tragica di un viaggio, improvvisamente interrotto, lungo una curva che ha negato la possibilità di scorgere, di vedere, di salvarsi. Piange la Puglia di Banfi e dei Negramaro, piange la Puglia di Arbore e di Mimmo Modugno, piange come sa fare da sempre, amara terra mia ma senza l'elemosina delle proprie lacrime, abituata a soffrire e a offrire, le pepite della sua natura, del suo mare, del suo sole. Ma questo, oggi dodici di luglio, non conta nulla, i turisti restano attoniti, disarmati, in disparte, rispettosi del dolore altrui. Niente sagre, spente le luminarie. È l'ora del silenzio.
La Ferrotramviaria ha ottant'anni di storia, fondata da Ugo Pasquini, conte di Costafiorita. Il servizio fa il suo lavoro quotidiano, pendolari, studenti, viaggiatori qualunque. Ha pronti i grandi progetti per raddoppiare i binari, per interrare le linee proprio nella zona di Andria. Ma la burocrazia sconfigge l'intelligenza, tutto bloccato. La scena del disastro sembra una beffa. Due treni si sono sfidati su quella striscia nera, correndo uno contro l'altro, per errore umano. Non si sa di chi. Si sa quando. Uno dei due non doveva essere lì, non doveva lasciare la stazione di partenza, non doveva. Lo ha fatto. L'Et 1016 che avrebbe dovuto lasciare la stazione di Corato alle 10.48 e arrivare ad Andria alle 10.59, forse viaggiava in ritardo. Secondi fatali. L'altro, l'Et 1021, partito da Andria alle 10.58, avrebbe raggiunto Corato alle 11.09. Alle undici, l'incontro. Lo scontro.
Le voci dei politici disturbano il dolore, il silenzio, il cordoglio. Ronzano i loro commenti, come zanzare maledette, parole inutili, un repertorio di sempre, annunciano indagini, promettono la verità, preannunciano commissioni di inchiesta. Il sole di Puglia non concede luce a questa storia improvvisa. Una madre abbracciata alla figlia. Giacciono, morte. Sembrano addormentate. L'ultimo sonno, ultima atroce immagine di una fine improvvisa, il tentativo di proteggere la vita, accucciandosi davanti all'arrivo della morte, il gesto eroico di una genitrice verso la propria speranza, la coscienza che ormai non c'è più, nulla oltre le lamiere stracciate, gli schizzi di sangue, le urla di strazio. Il silenzio della morte nella carrozza dove si parlava della vita, scherzando, ascoltando la musica, sognando come in un qualunque giorno. Adesso un giorno diverso.
Mille figure continuano ad agitarsi negli uliveti: ministri, governatori, prefetti, sindaci, infermieri, medici, e poi parenti, amici, volti di cera, disperati, angosciati, alla ricerca di una voce, di una semplice parola, una promessa, un'illusione, i due convogli sono come mostri giurassici accartocciati, cambia la luce del giorno, il frinire delle cicale rompe il
silenzio tra gli ulivi, il palazzetto dello sport di Andria raccoglie le bare di zinco e di noce.La sera, come sempre, porta il dolore della speranza ormai inutile. Quella madre e la sua bambina non dormono più abbracciate.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.