La questione del censimento dei rom è malposta e la rivolta delle sinistre all'annuncio di Salvini è basata su un falso. Non è infatti lo Stato che vuole indire un censimento razziale, viceversa sono decine di migliaia di rom che rifiutano da sempre di farsi censire dallo Stato, commettendo già solo per questo un'irregolarità.
La legge - l'ultima è del 1989 - impone infatti l'obbligo per tutti i cittadini di farsi censire, e chi si sottrae incappa, oltre che in un reato sanzionabile, nella perdita di alcuni diritti. Il censimento non è uno sfizio statistico o una intrusione nella vita privata dei cittadini, ma è una delle basi su cui si fondano le moderne società. In Italia il primo fu fatto alla fondazione del Regno unito, nel 1861, e da allora viene riproposto per legge ogni dieci anni (saltò solo in due occasioni, nel 1891 per mancanza di fondi e nel 1941 per la Seconda guerra mondiale).
Farsi censire è quindi un dovere, sia per i cittadini italiani sia per quelli stranieri che al momento della «conta» risiedono abitualmente in Italia. È da questo «certificato» che derivano diritti e doveri, dai quali non pochi rom pretendono di sfuggire a costo di vivere ai margini della società, zona assai pericolosa per loro e per noi.
Peraltro la proposta di Matteo Salvini - che in serata ha però frenato - non è neppure inedita come in molti vorrebbero fare credere oggi. Solo rimanendo in tempi recenti, la rossa Emilia Romagna, così come il Comune di Milano sotto la guida del compagno Pisapia, avviarono censimenti dei rom presenti sul territorio per cercare di mettere un minimo di ordine in un micro-mondo assolutamente fuori controllo. Allora, ovviamente e giustamente, nessuno urlò al pericolo «leggi razziali». E, onestamente, neppure oggi lo fa il popolo della sinistra. Circa il 50 per cento degli elettori Pd, secondo un sondaggio, addirittura approva la linea dura di Salvini, sia con gli immigrati che con i rom.
A strepitare restano alcuni politici orfani di elettori (mi spiace che anche
Renzi sia tra questi), i grillini terrorizzati dalla scalata leghista e i soliti intellettuali scollegati dalla realtà. Buon segno, significa che forse, almeno su questi temi, siamo sulla strada giusta. Salvo ripensamenti.
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