Quella del Private banker è una professione di prestigio che sta vivendo un periodo d'oro e sta andando incontro a una fase sempre più propizia fatta di cambiamenti e nuove sfide.
A sottolinearlo è Bruno Zanaboni, segretario generale dell'Aipb, secondo il quale sono diverse le tendenze emerse quest'anno nel Private italiano e tutte confermano l'ottimo stato di salute del settore.
«La novità principale è che negli ultimi anni i principali gruppi bancari italiani hanno messo al centro della loro strategia proprio il Private Banking e il servizio di consulenza finanziaria ai clienti Private - afferma Zanaboni -; per avere risultati in questo segmento la qualità della rete commerciale, assieme ai percorsi di sviluppo professionale, è uno dei fattori critici di successo su cui gli operatori puntano. Senza dimenticare che la qualità della professionalità dei Banker è uno degli elementi per l'affermazione anche agli occhi del cliente. Per questo molte realtà del mercato puntano sull'acquisizione dei Banker dai competitor».
Nonostante i rumors di settore, i bilanci di fine 2014 dicono che i professionisti sono più di 5.600 e che il numero è aumentato di mezzo punto percentuale rispetto al 2013. Non solo, a salire è anche il portafoglio medio dato in gestione, pari a 87 milioni per Banker nel 2014 (erano 82 nel 2013), a dimostrazione che anche la consulenza e le performance di portafoglio hanno offerto il loro contributo.
«In generale, mi sembra che i Banker si possano considerare soddisfatti del proprio istituto, il 76% dà voti positivi alla propria struttura di riferimento, il 77% si dichiara fedele, dato da non sottovalutare considerando che il numero di Banker che hanno ricevuto un'offerta da parte di un'altra struttura è altissimo (84%), e che solo una minoranza sembra essere attratta dalla possibilità di cambiare», precisa Zanaboni. Considerazioni che trovano un supporto importante nei numeri di un mercato, quello Private, che va a gonfie vele. Nel primo trimestre del 2015 le masse gestite dalle strutture dedicate ai grandi patrimoni italiani sono cresciute del 7,8%, raggiungendo quota 540 miliardi. La forte espansione registrata nel primo quarto d'anno è da attribuire, per buona parte, all'effetto mercato (5,6%): 28 dei 39 miliardi accumulati da fine dicembre 2014 sono riconducibili alle ottime performance dei portafogli e un contributo positivo proviene anche dalla raccolta netta (2,2%).
Se si guarda ai flussi, i clienti continuano a preferire gli strumenti del risparmio gestito e i prodotti assicurativi.
Ma nel primo trimestre 2015 è la consulenza sul risparmio amministrato ad aver dato migliori risultati, facendo registrare un effetto mercato del 14,4% sugli investimenti.Come dire, insomma, che a sostenere il Private Banking italiano sono sia i flussi del risparmio gestito sia di quello amministrato.
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