Coronavirus

I numeri calano ancora. Lombardia e Piemonte verso l'uscita dal tunnel

I contagi diminuiscono, a giorni il passaggio alla zona arancione. Spera anche la Toscana

I numeri calano ancora. Lombardia e Piemonte verso l'uscita dal tunnel

La pressione sugli ospedali scende, il contagio frena e la Lombardia comincia a vedere l'uscita del tunnel: il probabile passaggio a zona arancione. Ma la stessa aspirazione è condivisa anche da altre due Regioni sottoposte al livello massimo di restrizioni: il Piemonte e la Toscana.

Da qui a pochi giorni, in un bel pezzo d'Italia potrebbero tornare a scuola tutti i ragazzi delle scuole medie e potrebbero riaprire negozi e centri estetici, mentre i cittadini sarebbero liberi di spostarsi all'interno del proprio Comune senza autocertificazione. A giustificare questo parziale ritorno alla normalità, un quadro epidemiologico e sanitario che sta chiaramente migliorando.

In Lombardia ieri si sono registrati 15.749 fra dimessi e guariti. E il contagio frena, come l'assedio sui reparti ospedalieri. Il bollettino lombardo ha attestato 5.173 nuovi casi Covid sui 42.063 tamponi eseguiti, con una percentuale di positivi sul totale che è scesa ancora fino al 12,3%. Il giorno prima, il dato era al 15,7% e nei giorni ancora precedenti si era fermato al 16%, al 17 e prima ancora al 20%. Emerge un trend chiarissimo di riduzione insomma. A Milano l'indice di contagio è sotto l'1. Consolidata pare anche la tendenza favorevole sul fronte dei ricoveri. Il 19 novembre la Regione aveva annunciato per la prima volta un calo dei pazienti: 32 in meno nei reparti diversi dalla terapia intensiva. Nei giorni successivi l'andamento è stato altalenante ma senza i picchi vertiginosi di ottobre. Ieri, finalmente, un altro dato inequivocabilmente positivo: 246 ricoverati in meno nei reparti diversi dalle terapie intensive. E quindi sono stati esplicitati gli auspici che da giorni circolavano a Palazzo sull'imminente aggiornamento dei colori previsti dal decreto governativo che ha introdotto i divieti. «Noi - ha detto il governatore Attilio Fontana - da un punto di vista tecnico da 15 giorni saremmo entrati nella zona arancione, il Dpcm pretende però giustamente che bisogna confermare i dati per due settimane. Quindi noi dal 27 potremo chiedere di entrare nella zona arancione».

Quindi, già domani potrebbe essere il giorno della verità col passaggio a zona arancione. «Siamo pronti - ha detto l'assessore al Welfare Giulio Gallera - Lo sforzo dei lombardi ha dato quei risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti». A proposito dei tempi, Gallera ha precisato: «Non so se partiremo il lunedì oppure già il sabato. Ma noi siamo pronti». Il riferimento a lunedì si spiega con la possibilità che i tempi tecnici facciano slittare a dopo il week-end l'entrata in vigore dell'arancione, ma la sostanza cambia poco. Qualcuno, addirittura, nei giorni scorsi non aveva fatto mistero di sperare in una zona gialla dal 3 dicembre. E ieri anche Fontana ha sottolineato che «i dati oggi addirittura ci accrediterebbero in zona gialla, ma io non voglio precorrere i tempi». Intanto, Confcommercio e Confesercenti Bergamo hanno chiesto proprio al governatore di farsi promotore presso il ministro della Salute di una richiesta specifica per la città martire della prima ondata: «Bergamo diventi area gialla».

E mentre vengono confermate fino al 3 dicembre le misure in Basilicata, Umbria, Liguria e a Bolzano, altri sperano. «Stiamo uscendo dalla zona rossa, tra pochi giorni saremo arancioni, io penso tra il primo e il 3 dicembre» ha annunciato il governatore del Piemonte Alberto Cirio. «Il Dpcm che ci ha portato in zona rossa esaurisce gli effetti il 3 dicembre.

Oggi la Toscana ha dati ascrivibili alla zona arancione, se non alla zona gialla» ha detto anche il toscano Eugenio Giani.

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