Cronache

I numeri smentiscono le Ong. In 20 giorni nessun morto in mare

Le Ong dicevano: "Senza di noi aumentaranno i morti nel Mediterraneo". Ma da quando hanno ridotto le operazioni non ci sono stati più decessi

I numeri smentiscono le Ong. In 20 giorni nessun morto in mare

Lo aveva detto Cecile Kyenge ad aprile. Poi lo hanno ripetuto come un mantra tutte le Ong attive nel Mediterraneo: "Senza di noi ci sarebbero più morti in mare". I dati però smentirono l'allora ministro dell'Integrazione e tornano a farlo oggi con le Organizzazioni non governative. Da venti giorni infatti nel Mare Nostrum non muore più nessuno. Ed è la prima volta dal 2013.

Sembra quasi impossibile crederci. Ma la matematica non è un'opinione. A dirlo sono i dati del missing migrants project dell'Organizzione mondiale per le migrazioni: se nel 2014 erano caduti in acqua 3.165 profughi e l'anno successivo 2.877, nel 2016 i decessi crebbero fino a 4.581. Una ecatombe. Proprio nello stesso periodo le Ong incrementavano incredibilmente le loro operazoni Sar (ricerca e soccorso). Con quale conseguenza? Che i decessi nel Mediterraneo centrale umentarono.

Nel 2017 però qualcosa è cambiato. In Italia si sono accesi i riflettori sulle attività delle Ong, il ministro dell'Interno Marco Minniti ha introdotto un codice di comportamento per gestirne le attività, la procura di Trapani ha indagato i tedeschi di Jugend Rettet (mettendo sotto sequestro la loro nave Iuventa) e molte Ong hanno sospeso le attività marittime. Il risultato? Dal 9 agosto non assistiamo più a quelle immense tragedie, con barconi ribaltati e profughi annegati.

Per carità. Alcune delle navi umanitarie continuano ad operare (nei giorni scorsi la Vos Hestia di Save the children ha recuperato e sbarcato in Italia 600 persone). E nel calderone dei motivi che hanno portato alla riduzione dei naufragi ci sono anche gli accordi fatti da Minniti con il premier libico Al Serraj, le manovre diplomatiche con i sindaci del Fezzan e pure il finanzamento (e il supporto) alla Guardia costiera libica. Inoltre, aggiungeteci pure la decisione di Tripoli di istituire una propria zona di ricerca e soccorso, cosa che costringe le Ong a girare "al largo", ovvero ben oltre la linea che delimita le acque territoriali libiche.

Tutto vero. Eppure non può non ritornare in mente quella frase di Oscar Camps, presidente di Proactiva Open Arms, al Corriere: "Senza di noi ci sarebbero molti più morti". Falso. I numeri dicono che se gli Stati non delegano proprie prerogative ad organizzazioni private è meglio per tutti.

Anche per i migranti.

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