Cronache

I nuovi arabi: stanchi della religione e iperconnessi

La generazione Z degli arabi potrebbe essere non troppo dissimile da quella dei coetanei occidentali: iperconnessi, disoccupati e pieni di dubbi per l'avvenire. Ma soprattutto sono stanchi della religione

I nuovi arabi: stanchi della religione e iperconnessi

Un'interessante ricerca che fa emergere aspetti completamente nuovi della generazione Z di arabi: giovani stanchi della propria religione, iperconnessi e soprattutto con le stesse preoccupazioni per l'avvenire dei ragazzi occidentali. Il social network è la fonte unica d'informazione di questi ragazzi, riferisce La Repubblica che riprende una ricerca condotta in nord Africa e in Oriente chiamata Arab Youth Survey.

Al contrario dei loro coetanei statunitensi, o comunque occidentali, i giovani arabi sentono il peso delle istituzioni religiose troppo forte. Per la prima volta il loro desiderio è quello di riformare e limitare le istituzioni religiose che ritengono responsabili dell'instabilità e dei principali conflitti che hanno attraversato il nostro ultimo ventennio. Un vero e proprio vento di cambiamento si respira tra le fila di questa nuova generazione.

La ricerca è stata condotta dal Dubai Asda’a BCW e ha coinvolto 15 paesi del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA). I giovani ascoltati avevano tutti età compresa tra i 15 e i 24 anni, ci sono state circa 3300 interviste che hanno rivelato una svolta profonda nella cultura dei nuovi musulmani. Una svolta definibile decisiva che potrebbe tracciare un quadro totalmente diverso del futuro islamico. Il professor Adam Ramey ha detto la sua al The National: "Questi diciottenni sono nati nel periodo delle stragi dell’11 settembre. Hanno vissuto la guerra in Iraq, la guerra in Siria, le rivolte della primavera araba, ora il conflitto in Yemen. Praticamente giovani vite segnate dal conflitto. Molti di loro vogliono normalità, avere la pace, il lavoro, una buona istruzione, stabilità". In solo un anno la percentuale di giovani che ritengono la religione troppo coinvolta in affari pubblici e di stato è passata dal 50% della ricerca del 2018 al 66% del 2019. Interessante anche "l'avversione" per gli Stati Uniti che, dal 2016 (anno di insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump) è più che raddoppiata.

Il 44% dei giovani musulmani vorrebbe andare a vivere negli Emirati Arabi Uniti, meta prediletta di molti mentre Dubai rimane la città in testa anche grazie alle politiche innovative che l'emiro sta attuando su tutto il paese tentando di rinnovarlo e renderlo ultra moderno.

È la prima volta che emerge il problema della droga nel mondo islamico, il 54% dei ragazzi sostiene infatti che è facilissimo trovare droghe nelle regioni dove abitano. Droghe che spesso aiutano i ragazzi che soffrono di ansia e depressione per il domani, tra i 3300 intervistati infatti il 31% sostiene di aver avuto contatti con persone depresse o ansiose della vita.

I social network: crescita enorme. Nel 2015 i ragazzi arabi che dicevano di informarsi attraverso i social network erano il 25%. Quest'anno, nel 2019, si è registrato un balzo importante. Infatti l'80% sostiene di ricevere informazioni attraverso Facebook e Twitter, passi importanti anche per Youtube. Il tubo infatti ha acquisito molti adepti e il motore di ricerca Google è cresciuto del 160%. Al contrario degli occidentali, che stanno facendo registrare al social di Zuckerberg una sintomatica emorragia, nel mondo arabo sono la maggior parte dei giovani a sostenere che utilizzano Facebook più dell'anno precedente.

I governi arabi sfruttano molto l'iperconnessione dei giovani per riuscire a controllare meglio la situazione: soltanto un anno fa molti video che dimostravano attacchi chimici a Douma vennero rimossi da Youtube. Ancora, gli Emirati Arabi Uniti hanno applicato una serie di espulsioni proprio sulla base di post su Facebook.

In Egitto gli stessi social sono controllati alla stregua dei giornali e delle tv, principali mezzi d'informazione.

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