È l'inchiesta più importante portata avanti sulle Ong, iniziata già nel 2017 ma conclusa solo dopo 4 anni. A Trapani però si dovrà ancora aspettare per vedere i futuri sviluppi. Nella città siciliana, gli inquirenti hanno acceso i riflettori sui comportamenti tenute da alcune Ong impegnate nel Mediterraneo centrale.
Tre le organizzazioni indagate: si tratta della tedesca Jugend Rettet, di Medici Senza Frontiere e di Save The Children. Per i magistrati che hanno seguito le indagini, gli attivisti avrebbero in alcuni casi anche stretto accordi con i trafficanti per far giungere quanti più migranti possibili nello specchio d'acqua dove operavano le loro navi.
L'invio degli ispettori a Trapani
Un freno all'inchiesta però è arrivato a ridosso dei giorni di Pasqua, quando è stato reso noto che alcuni giornalisti impegnati a seguire il dossier libico nel 2017 sono stati intercettati proprio dalla procura siciliana.
Una circostanza che ha sollevato polemiche e richieste di interventi. E così è stato lo stesso ministro della Giustizia, Marta Cartabia, ad autorizzare l'invio di ispettori a Trapani. Nelle scorse ore si è avuta la conferma che dal ministero l'indagine interna è pronta a partire.
In particolare, i primi accertamenti saranno svolti il prossimo 17 maggio in via telematica. A darne notizia è stata l'Agi, secondo cui a partire dall'8 giugno invece gli ispettori saranno anche fisicamente presenti a Trapani. Tuttavia si tratterebbe di un'ispezione ordinaria: “Era già programmata – ha dichiarato una fonte del ministero all'Agi – doveva svolgersi nel marzo del 2020 ma è stata rinviata per il Covid”.
Ma è chiaro che nell'attività degli ispettori del ministero di via Arenula, l'occhio verrà dato soprattutto al nodo intercettazioni. Una circostanza che rischia di dilatare le tempistiche sull'inchiesta Ong. A renderlo noto è stata la stessa procura di Trapani, la quale ha parlato di tempi lunghi per le indagini.
Il caos intercettazioni
Perno della polemica sorta nei primi giorni di aprile, è l'intercettazione delle conversazioni tra la giornalista Nancy Porsia e il suo avvocato, Michele Calantropo. L'utenza della cronista, impegnata da anni a seguire le vicende libiche, è stata autorizzata nonostante la diretta interessata non fosse né indagata e né indiziata.
Gli altri giornalisti coinvolti invece sono stati intercettati indirettamente. Tra questi anche il nostro Fausto Biloslavo, il quale è tornato sull'argomento lo scorso 22 aprile: “È chiaro che stanno cercando di sollevare un polverone per affossare l'inchiesta sulle Ong – ha dichiarato una fonte vicina alla procura di Trapani nell'articolo pubblicato su IlGiornale – tirando fuori aspetti marginali come le cosiddette intercettazioni dei giornalisti”.
Una mossa quindi attuata, secondo questa ricostruzione, per mettere un freno all'inchiesta. Intanto da Trapani il procuratore Maurizio Agnello, non ancora in carica ai tempi dell'apertura dell'inchiesta, ha inviato una nota nelle scorse ore per fare chiarezza sulla questione: “Alla data del colloquio, 15 novembre 2017, non vi era alcun rapporto di tipo professionale fra i due colloquianti – si legge nella dichiarazione rilasciata dal magistrato – ed invero solo il 11 dicembre 2017 successivo l'avv. Calantropo deposita l'allegata lista testi nella quale chiede di escutere la Porsia, richiesta rigettata dalla Corte all'udienza del 12 febbraio 2018”.
La traduzione dell'informativa
Ad allungare ulteriormente i tempi dell'inchiesta di Trapani anche il via libera dato dal Gip di Trapani, Emanuele Cersosimo, alla traduzione dell'informativa madre dell'inchiesta sulle Ong.
Così come specificato sempre dall'Agi, si tratta del documento di 650 pagine depositato il 10 giugno 2020 dalla Squadra Mobile di Trapani, dal Servizio centrale operativo di Roma e dal comando generale delle Capitanerie di Porto. La traduzione sarà in inglese, francese, spagnolo e tedesco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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