Cronache

Migranti, sospetti sulle missioni delle Ong: "Concordate coi trafficanti"

Secondo i magistrati le Ong effettuavano interventi di soccorso per avere maggiore visibilità "con conseguente incremento della partecipazione, anche economica, dei propri sostenitori"

Migranti, sospetti sulle missioni delle Ong: "Concordate coi trafficanti"

In uno dei moli del porto di Trapani è ancorata la nave Iuventa. Si tratta di un piccolo mezzo, presente all'interno dello scalo della città siciliana dall'agosto del 2017. L'imbarcazione si trova lì in quanto sequestrata. Un fermo ancora oggi valido e che all'epoca ha significato l'inizio dell'indagine arrivata alla ribalta della cronaca nelle ultime ore. Le accuse dei Pm riguardano le modalità sospette delle operazioni di salvataggio, effettuate secondo i magistrati per avere maggiore visibilità. Un elmeneto quest'ultimo in grado di offrire un determinato "incremento della partecipazione - si legge nelle carte dei giudici - anche economica dei propri sostenitori".

Gli episodi sotto la lente degli inquirenti

La notifica di conclusione delle indagini, preludio a un possibile rinvio a giudizio, è stata inviata a 24 soggetti. Coinvolte anche le Ong Save The Children e Medici Senza Frontiere. Le situazioni passate al vaglio dei magistrati trapanesi sono diverse. A partire da quelle riguardanti la nave Iuventa. Quest'ultima, appartenente all'Ong tedesca Jugend Rettet, è stata tra le prime nel 2016 a salpare verso il Mediterraneo centrale. Qui, complice il deterioramento delle condizioni in Libia, proprio in quel periodo l'emergenza immigrazione ha raggiunto dimensioni molto preoccupanti.

Nell'estate del 2016 mensilmente poteva essere registrato l'approdo di più di 20.000 migranti. Molti dei quali portati nel nostro Paese proprio dalle Ong. Operazioni di salvataggio che però, secondo gli inquirenti di Trapani, a volte sono state concordate direttamente con i trafficanti. Un'accusa molto pesante, che le Ong interessate hanno respinto.

“Si apre un altro lungo periodo di fango e di sospetti sull'operato delle organizzazioni in mare – si legge in una nota di replica di Save The Children pubblicata su Repubblica – Ribadiamo la piena legittimità della nostra azione, che abbiamo sempre svolto in modo trasparente, sotto il coordinamento delle autorità competenti e nel rispetto della legge, con l'unico obiettivo di salvare vite umane”. Anche l'altra grande Ong coinvolta, Medici Senza Frontiere, ha voluto smentire le accuse: “Siamo certi di aver agito sempre nel pieno rispetto della legge”, hanno fatto sapere gli attivisti francesi.

La Vos Hestia e la Vos Prudence, usate rispettivamente da Save The Children e Medici Senza Frontiere, avrebbero però partecipato ad alcune delle operazioni sospette. È il caso della missione del 4 maggio 2017: “Dopo aver appreso nel pomeriggio dell'avvenuta partenza di più imbarcazioni – si legge in un documento della Procura riportato su Repubblica – la nave si dirige verso un preciso tratto di mare senza dare alcuna comunicazione alle autorità competenti”. Successivamente, alle 6:45 del giorno seguente a bordo della Vos Hestia sono saliti 548 migranti.

C'è poi un'altra operazione, quella del 22 maggio, effettuata con le luci del ponte della nave rimaste accese, circostanza vietata dal codice di autoregolamentazione del 2015. In quell'occasione sono saliti a bordo 120 migranti. Il 26 giugno invece, in sei ore vengono caricate a bordo 1.066 persone. Tra queste, secondo i magistrati, si è riscontrata la presenza anche degli scafisti. A chi è salito sul ponte della nave sarebbe stato inoltre fatto indossare il giubbotto di salvataggio di Save The Children, con i giubbotti vecchi invece restituiti ai trafficanti.

Il 18 giugno del 2017 in alcuni scatti in mano alla Procura, sarebbe stata documentata la restituzione di tre barchini legati con una fune ai trafficanti da parte degli attivisti della Iuventa. A bordo in quell'occasione sono saliti 264 migranti.

Il contesto politico del 2017

Oltre che di intercettazioni e di perizie sulle strumentazioni di bordo delle navi interessate, le indagini si sono avvalse anche dell'attività di un poliziotto sotto copertura imbarcato sulla Vos Hestia. Ma a prescindere dell'evoluzione della situazione giudiziaria, che qualcosa non andava in quel periodo lo si poteva intuire anche andando a guardare il contesto politico di allora.

Al governo c'era il Pd e la stessa maggioranza di centro – sinistra è dovuta correre ai ripari a fronte di una forte impennata degli sbarchi, in parte dovuta anche all'attività delle Ong. Tanto è vero che il ministro dell'Interno di quell'esecutivo, Marco Minniti, ha messo in atto la stesura di un nuovo codice di autoregolamentazione, entrato in vigore nel luglio di quell'anno. Un codice peraltro non firmato proprio dall'Ong Medici Senza Frontiere.

Ed è sempre di quel periodo l'accordo con la Libia per il memorandum sull'immigrazione.

Commenti