Cronache

Sbarchi, altra tegola sulle Ong: i pm indagano su 24 attivisti

I magistrati della città siciliana puntano il dito contro alcune Ong per missioni di salvataggio compiute tra il 2016 e il 2017. L'accusa è di aver concordato le operazioni direttamente con i trafficanti

Sbarchi, altra tegola sulle Ong: i pm indagano su 24 attivisti

Dopo Ragusa, anche da Trapani è emersa un'inchiesta che vede coinvolte le Ong. Questa volta le indagini hanno a che fare con eventi accaduti tra il 2016 e il 2017 e coinvolgono 24 indagati. I magistrati della città siciliana sospettano soccorsi attuati in accordo con i trafficanti da parte degli equipaggi di alcune navi umanitarie.

L'inchiesta partita tre anni fa

Così come sottolineato da Repubblica, l'avviso di conclusione delle indagini inviato a 24 indagati è arrivato dopo almeno tre anni di inchiesta. Il periodo di riferimento è quello che va dall'estate del 2016 al giugno del 2017.

Si tratta di una delle stagioni più calde sul fronte migratorio. I bilanci complessivi forniti dal ministero dell'Interno sui dati delle persone sbarcate, si chiudevano costantemente con numeri a tre zeri. Nel 2016 in Italia sono arrivati 181.436 migranti, nel 2017 invece 119.310. Cifre che danno l'idea di un'emergenza senza precedenti, che l'allora governo Gentiloni ha provato a ridimensionare dando vita al memorandum con la Libia firmato proprio subito dopo la primavera del 2017.

Secondo la Procura di Trapani, in questo contesto alcune Ong avrebbero attuato soccorsi dopo accordi stretti direttamente con i trafficanti. Sarebbero dieci gli episodi finiti nel mirino degli inquirenti. Alcuni sono stati effettuati dalla nave Iuventia, dell'Ong tedesca Jugend Rettet. Sotto la lente dei magistrati però, sono rientrate anche le attività di altre due Ong: Save The Children e Medici Senza Frontiere.

Queste ultime in quel periodo operavano rispettivamente con le navi Vos Hestia e Vos Prudence. Qui venivano trasbordati tutti i migranti soccorsi dalla Iuventia, mezzo di dimensioni più modeste. I magistrati, avvalendosi dell'attività di un poliziotto sotto copertura, sarebbero entrati in possesso di foto e video che documenterebbero gli accordi con i trafficanti. Non solo: le accuse dei Pm Brunella Sardoni e Giulia Mucaria, coordinati dal procuratore reggente Maurizio Agnello, si avvarrebbero di perizie tecniche sui diari e sulle strumentazioni di bordo.

Dai controlli sarebbe emerso che in più di un'occasione le Ong coinvolte avrebbero falsificato anche le comunicazioni con le autorità italiane. Alcuni eventi ufficialmente catalogati come Sar, dunque di Ricerca e Soccorso, in realtà erano spedizioni avvenute a colpo sicuro in tratti di mare dove gli attivisti attendevano l'arrivo di barconi con i migranti.

È quanto accaduto ad esempio all'aba del 5 maggio 2017, quando la Von Hestia si è recata in acque Sar libiche sapendo dell'arrivo di un barcone dalla sera precedente. Una missione effettuata senza avvertire le autorità marittime del nostro Paese. Successivamente, sempre secondo i pm, i membri dell'equipaggio avrebbero falsificato i documenti del soccorso.

Sempre la Von Hestia pochi giorni dopo si è resa protagonista di un altro episodio al vaglio degli inquirenti. In quell'occasione gli attivisti avrebbero segnalato la loro posizione in mare con le luci della nave, circostanza vietata dal codice di autoregolamentazione. C'è poi un soccorso effettuato sempre in quel periodo, in cui la Procura di Trapani avrebbe evidenziato la restituzione agli scafisti dei giubbotti di salvataggio indossati dai migranti al momento del soccorso.

Stralciata la posizione di Don Zerai

In totale sono 24 gli indagati. Si tratta di alcuni membri delle Ong in questione, a cui è stata riconosciuta la responsabilità oggettiva per il comportamento dei propri attivisti. È invece stata stralciata la posizione di Don Mussie Zerai, il sacerdote eritreo tra i fondatori di Alarm Phone. L'accusa per lui era quella di aver fatto da tramite tra alcuni gruppi di migranti e i soccorritori.

Le conseguenze politiche

La conclusione delle indagini a Trapani è arrivata 48 ore dopo la notizia dell'apertura dell'inchiesta a Ragusa sulla Mare Jonio. Due situazioni distinte, ma accomunate dal fatto di essere arrivate alla ribalta mediatica in un momento delicato sotto il profilo politico, caratterizzato dall'insediamento del governo Draghi.

Non a caso una prima reazione è arrivata nelle scorse ore dalla Lega, partito organico alla nuova maggioranza: “Non solo le ombre sulle operazioni di salvataggio della Mare Jonio e le pesanti accuse della Procura di Ragusa – ha dichiarato il segretario del carroccio, Matteo Salvini – ora i pm di Trapani chiedono il rinvio a giudizio per altri 24 membri delle ong. Il sospetto è quello di soccorsi concordati con i trafficanti”.

“Serve chiarezza immediata – ha proseguito Salvini – occorre contrastare con ogni mezzo lecito il traffico di esseri umani. Ne parlerò al più presto con il Presidente del Consiglio e con il ministro dell'Interno"

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