L'Italia ha a disposizione quattordici miliardi in più. Così ha deciso la Commissione Europea che, finalmente, ha scelto di allargare un po' i cordoni della borsa in quanto a flessibilità dei conti pubblici. È una bella notizia, anche se frutto non di un cambio di strategia, ma della paura che il giocattolo si sgretoli sotto i colpi dell'emergenza immigrati, della crisi del sistema bancario, dell'avanzare in ogni Paese di partiti e movimenti anti-europeisti. Quattordici miliardi non sono pochi, ma neppure tanti. Dipende dall'uso che il governo ne farà, oggi o il prossimo anno. Cioè se li utilizzerà per salvare se stesso, sperperandoli in mance elettorali inutili e demagogiche, o se avrà il coraggio di affidarli veramente all'economia reale, cioè alle imprese e alle famiglie.
Nel primo caso assisteremo a un ulteriore incremento dell'assistenzialismo di Stato, cosa di cui onestamente non sentiamo la necessità. Qualche categoria fortunata potrà beneficiare di una mancia (vedi i famigerati 80 euro), ma la ripresa resterà al palo, esattamente come lo è oggi (l'Istat ha ufficialmente rivisto al ribasso la crescita del Pil del 2016, fissandola all'uno per cento).
Se invece Renzi avrà il coraggio di non fare un uso privato e politico di quei 14 miliardi, la strada è una sola: non spenderli, ma abbassare di una cifra equivalente la fiscalità generale, a partire da quella sul lavoro. I soldi, in questo caso, resterebbero nelle casse delle aziende e nelle tasche delle famiglie, luoghi certamente più sicuri delle mani pubbliche. Aziende più liquide creano più occupazione, famiglie meno stressate economicamente significano più consumi. Occupazione più consumi uguale ripresa.
Non bisogna essere premi Nobel dell'economia per capire che la strada è obbligata. Né raffinati politici per intuire che l'occasione da cogliere è ghiotta. Se maggioranza e opposizione avessero davvero a cuore i nostri problemi su questa partita, dovrebbero trovare un accordo, siglando una tregua nella guerra civile costante che va in scena nel nostro Parlamento.
Se così non sarà, il prossimo anno e ce lo ha detto ieri anche l'Europa come clausola finale della gentile concessione le tasse, invece che abbassarle, saremo costretti ad alzarle. E, probabilmente, non sarebbe sufficiente neppure quello a salvarci dal default.
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