“Ho la sensazione che ci stiano preparando”. Un tweet che ha il sapore di una condanna a morte. Germano Dottori, docente di studi strategici alla Luiss-Guido Carli, ne è sicuro: il prossimo obiettivo dei terroristi islamici è l’Italia.
L'Italia un facile bersaglio dei terroristi
A destare la preoccupazione del professore universitario sono state le parole del premier Paolo Gentiloni dopo la strage di Barcellona perché la Spagna “ha una postura internazionale molto simile alla nostra, specialmente nell'area mediorientale e nordafricana” e perché sono state aumentare le misure di sicurezza anti-terroristica. L’Italia, per fortuna, finora, è stata risparmiata dagli attentati perché ha attuato“una politica contro-terroristica molto prudente” e, a riguardo, ricorda che l’allora premier “Matteo Renzi insisteva sul fatto che l'Italia non bombardasse a casaccio". “Ho sempre avuto l'impressione che certe scelte riflettessero la volontà nostra di non provocare inutilmente gli Stati che in qualche modo pensavamo fossero più vicini allo Stato Islamico”, spiega in un'intervista a Libero, Dottori che non esclude l’esistenza di un ‘Lodo Moro 2.0’.
“Di irrigidimento in irrigidimento, rischiamo di cambiare il paesaggio delle nostre città, rendendole meno fruibili ai turisti, che per noi rappresentano una sorgente di reddito importante. Senza peraltro proteggerci davvero: perché i terroristi hanno dalla loro il vantaggio, spesso incolmabile, di poter scegliere tra un'infinità di bersagli”, aggiunge il professore. I bersagli dei terroristi, ormai, sono molteplici e non sempre facilmente individuabili pertanto mettere in sicurezza il Colosseo, il Duomo o il Vaticano non escluderebbe un attentato contro un centro commerciale o una fermata di bus come in Israele. Le misure del governo, perciò, “servono soprattutto a rassicurare il pubblico” i soldati nelle metropolitane “non potrebbero mai aprire il fuoco senza fare una strage, ma comunque danno la sensazione che lo Stato c'è”.
Le nuove strategie dei terroristi
Riguardo alle nuove strategie internazionali dei fondamentalisti islamici, Dottori fatica “ad immaginare il Marocco come uno Stato sponsor del terrorismo”, ma invita a guardare in Medio Oriente:“Dopo essersi riavvicinati alla Russia, i turchi si sono sfilati dallo Stato islamico, subendone le rappresaglie a casa propria. Tra sauditi e Qatar è invece lotta aperta, ora più che mai. E quindi non escludo che i simpatizzanti degli uni o dell'altro siano dietro gli ultimi attentati”, spiega il docente. E aggiunge: “Spero di sbagliarmi, ma è suggestivo che la sera di Barcellona il re saudita incontrasse in Marocco, dove sta trascorrendo le vacanze, un membro della famiglia al Thani noto per la sua rivalità con l'emiro che regna attualmente a Doha. Qualcuno può reagire a queste tensioni”.
Le ripercussioni dello ius soli
Anche se il Califfato è in difficoltà “ciò non vuol dire che il jihadismo sia morto” e “se il Medio Oriente non ritroverà presto una sua stabilità, la battaglia proseguirà sotto altre forme”. L'Europa sarà teatro di scontro “perché i terroristi cercheranno pubblicità qui e perché avranno bisogno di condizionare le scelte dei nostri governi”. Il problema principale dell’Unione Europa sono i Il problema principale dell’Unione Europa sono i “molti milioni di musulmani, bersaglio naturale della propaganda radicale a distanza, cui spesso cedono persino giovani di estrazione cristiana, come si è visto in Francia”. Un problema che “negli Stati Uniti ha proporzioni inferiori” e che, in Italia, invece, potrebbe aumentare con l'introduzione dello ius soli". Un problema che “negli Stati Uniti ha proporzioni inferiori” e che, in Italia, invece, potrebbe aumentare con l'introduzione dello ius soli. “Gli effetti della transizione al regime dello ius soli sono imprevedibili”, spiega Dottori che, per prevenire la minaccia terroristica jihadista, invita a “controllare in modo sempre più rigoroso chi entra in Europa come richiedente asilo, con l'obiettivo di ridurne al minimo il numero, anche se non credo che il nostro ordinamento possa ammettere l'introduzione di filtri selettivi per nazionalità”.
L'omicidio Regeni
Secondo l’esperto di politica internazionale, infine, 'assassinio di Regeni” è stato"un delitto politico di segnalazione, che ha colpito tanto il nostro Paese quanto la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, la cui stampa non a caso segue con attenzione la vicenda, mentre ha ignorato la storia dei Marò”.“Al Cairo non erano contenti della nostra nuova politica libica, divenuta ostile a Tobruk”, aggiunge Dottori che, a tal proposito, ha ricordato le parole di Al Sisi: "Italiani, lasciate perdere la Libia!".
“In un momento diverso, l' Egitto ci aveva offerto alcuni capri espiatori di livello. Non ci è bastato, come se volessimo arrivare alla destituzione del presidente egiziano. Ora – conclude Dottori - temo che dovremo accontentarci di molto meno. Sisi ha dietro Trump, che noi abbiamo snobbato”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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