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I vaccini made in Italy: ecco la mossa del governo per accelerare

Il ministero della Salute pronto a finanziare anche la Gsk di Siena? La "carta segreta" del governo per assicurarsi una quota di dosi extra rispetto alla suddivisione tra i Paesi europei

I vaccini made in Italy: ecco la mossa del governo per accelerare

Un cambio di passo è già arrivato: l'Italia ha ormai toccato quota 250mila vaccinazioni in 24 ore. Un risultato che si avvicina sempre più al traguardo delle 500mila somministrazioni giornaliere, un obiettivo raggiungibile nelle prossime settimane quando saranno a disposizione delle Regioni grandi quantità di dosi. Non bisogna però accontentarsi della facili speranze e proprio per questo il governo avrebbe pronta la "carta segreta" per assicurarsi una quota di dosi extra di vaccini rispetto alla suddivisione tra i Paesi europei. Il ministero della Salute starebbe pensando a Gsk per avviare una collaborazione al fine di dare al nostro Paese le dosi a inizio 2022. Da Siena per il momento non confermano, ma si dicono pronti a cooperare. L'ipotesi, riporta La Repubblica, potrebbe essere quella di aiutare l'azienda - anche economicamente - per realizzare una nuova linea produttiva per il Coronavirus.

La mossa del governo

La Gsk è una multinazionale con stabilimento a Rosia, in provincia di Siena. Collabora con Sanofi e Medicago "alle quali darà un adiuvante per il loro vaccino", ma lavora pure con Curevac per produrre due vaccini a Rna nel suo stabilimento in Belgio, uno dei quali sarebbe efficace anche contro le varianti del Covid-19. L'altra strada, che porta comunque ai vaccini made in Italy, riguarda le due piccole biotech ReiThera e Takis: la prima è alla fase due dei test; la seconda è ancora alla uno. A Castel Romano oltre 300 volontari su 900 sono stati arruolati per i test di ReiThera; a fine maggio si capirà se la produzione di anticorpi neutralizzanti "è robusta e se servono una o due dosi".

Solamente dopo scatterà la fase tre con alcune decine di migliaia di volontari, auspicando di rendere disponibile l'antidoto nel mese di ottobre. La biotech di Castel Romano può produrre 50-100 milioni di dosi ogni anno. I negoziati con la Commissione Ue per il momento non sono decollati e dunque le fiale prodotte in Italia dovrebbero restare tutte da noi poiché non scatterebbe il meccanismo di distribuzione tra i Paesi membri. Tuttavia, sottolinea sempre La Repubblica, prima occorre superare la difficoltà di reperire gli ingredienti del vaccino.

ReiThera e Takis sono in ottimi rapporti e non è da escludere una sperimentazione per verificare se i due prodotti in combinazione stimolino meglio il sistema immunitario.

Nel frattempo ReiThera continua a testare versioni aggiornate contro la sudafricana e la brasiliana: "È assai probabile che il nostro futuro sia fatto di richiami periodici contro i Coronavirus mutati". I vaccini ad adenovirus "potrebbero anche essere usati come richiami di quelli a Rna (Pfizer, Moderna e presto CureVac) o viceversa".

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