Coronavirus

I vaccini non ci fanno paura. I medici indagati invece sì

Quando un granello di sabbia entra nell'ingranaggio, rischia di fare più danni di un terremoto.

I vaccini non ci fanno paura. I medici indagati invece sì

Quando un granello di sabbia entra nell'ingranaggio, rischia di fare più danni di un terremoto. Poteva succedere ed è successo: in seguito a due decessi sospetti in Sicilia, un lotto di vaccini AstraZeneca è stato ritirato dal mercato, e la stessa cosa è accaduta in Danimarca. È presto per tirare conclusioni, in uno dei due casi italiani la relazione tra vaccino e decesso sarebbe stata già esclusa, nel secondo bisogna attendere l'esito dell'autopsia e comunque i 1.257 cittadini vaccinati con fiale dello stesso lotto non hanno avuto alcun problema.

Parliamo appunto, con a prescindere il dolore nel cuore per le due vittime, di sospetti circoscritti dentro l'enorme certezza sia sulla validità, sia sulla necessità di una vaccinazione di massa. Al mondo nulla esiste di sicuro al cento per cento, neppure stare in casa sul divano a guardare la televisione. Ma certamente vaccinarsi è tra le cose più sicure. In Inghilterra, per fare un esempio, su dieci milioni di cittadini vaccinati AstraZeneca solo in 193 hanno avuto effetti collaterali significativi, parliamo quindi dello 0,002 per cento. È un rischio che un Paese può correre per debellare un'epidemia che solo in Italia ha fatto più di centomila morti e salvare una economia ormai allo stremo? Io direi di sì, anche perché il tempestivo intervento dell'autorità di controllo dimostra che lo Stato è vigile e dalla parte dei cittadini, non certo delle multinazionali.

Non è il momento quindi di farsi prendere dal panico o dall'isteria. A questo ci pensa come al solito la magistratura, che senza aspettare gli esiti degli accertamenti ha iscritto nel registro degli indagati dieci persone, tra le quali il personale medico dell'ospedale militare dove è avvenuta la somministrazione sospetta, con l'accusa di omicidio colposo, reato che prevede fino a sette anni di carcere. Possiamo immaginare alla luce di questa iniziativa - lo stato d'animo delle migliaia di medici che ogni giorno iniettano centinaia di migliaia di dosi. In una situazione emergenziale, un effetto collaterale indesiderato non dovrebbe mai e poi mai configurare reato per medici e infermieri, a meno di comprovata imperizia.

Soprattutto se la contestazione arriva da chi mi riferisco ai magistrati - i propri errori, anche quelli non in buona fede, non li ha mai pagati né mai li pagherà.

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