Giorgio Napolitano ha firmato il decreto legge che, di fatto, salva l'Ilva di Taranto. Il dl, messo a punto dal ministro Clini e approvato dal Consiglio dei ministri, dà allo stabilimento lo status di "sito di interesse strategico nazionale" (la stessa strategia usata nel 2008 per il termovalorizzatore di Acerra) e sospende il sequestro degli impianti.
Il rischio, ora, è che si crei una sorta di "guerra tra poteri" (quello legislativo e quello giudiziario). Il decreto permette infatti di scavalcare la decisione dei giudici che hanno imposto la chiusura degli impianti e, secondo i magistrati, non rispetterebbe il diritto alla salute mettendo in discussione anche le perizie sui livelli di inquinamento.
Del resto, il governo non vuol sentir parlare di decreto "salva Ilva", ma parla di interessi più generali. Si tratta, leggendo il provvedimento, di "disposizioni urgenti a tutela della salute, dell’ambiente e dei livelli di occupazione in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale".
"La questione è complicata", ammette il procuratore di Taranto, Franco Sebastio.
Ai magistrati non restano che due soluzioni: chiedere al giudice che sia proposta una questione di legittimità costituzionale del decreto legge o sollevare un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato in relazione allo stesso decreto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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