Coronavirus

Immigrazione, Sicilia chiede aiuto e il governo non risponde

Sono aumentati nelle ultime ore gli sbarchi di migranti a Lampedusa. Non c'è più spazio per accogliere i migranti in sicurezza e il sindaco chiede aiuto al governo nazionale. Al suo appello si unisce quello di altri amministratori locali ma da Roma nessuno risponde

Immigrazione, Sicilia chiede aiuto e il governo non risponde

Il mare è l’unico elemento realmente calmo a Lampedusa in queste ore, ma quasi paradossalmente proprio per questo è anche la principale fonte di preoccupazione. I migranti continuano ad arrivare, altri barconi ed altri gommoni nelle ultime ore hanno potuto raggiungere senza grossi problemi le sponde dell’isola. Solo in questo martedì sono stati registrati almeno tre sbarchi, per complessivi 136 migranti soccorsi e fatti provvisoriamente accomodare sul molo Favarolo. E del resto è questo l’unico luogo di Lampedusa che può ospitare i migranti: “L’hotspot è pieno – ha confermato al telefono il sindaco Totò Martello – Lì dentro ci sono 116 persone che stanno finendo il proprio periodo di quarantena. Aspettiamo l’esito dei tamponi prima di trasferirli altrove”.

Sì perché questo lembo d’Italia è costretto ad affrontare per adesso più emergenze, a partire da quella sanitaria legata all’epidemia di coronavirus. Qui per adesso una diffusione del Sars-Cov2 è stata scongiurata, ma i cittadini lampedusani così come tutti quelli del resto del Paese devono sottostare alle misure di contenimento del contagio. Per questo l’immigrazione, fenomeno a cui da sempre l’isola è abituata, con il mare calmo rischia seriamente di diventare un’emergenza ancor più difficile di quella sanitaria. Ogni nuovo sbarco significa dover distrarre forze dell’ordine e di soccorso dalla guerra contro il coronavirus, così come ogni nuovo barcone approdato implica la ricerca di nuovi posti attrezzati per le quarantene, che a Lampedusa è difficile trovare.

Per adesso abbiamo 64 migranti sul molo Favarolo, sono stati sistemati lì in attesa di capire dove devono essere trasferiti – ha proseguito Totò Martello – Ma qui non c’è più posto. Siamo riusciti a sistemare 44 migranti all’interno della casa della fraternità, per ora non possiamo fare altro”. Siamo riusciti a raggiungere il primo cittadino in tarda mattinata, in uno dei pochi momenti di pausa che per adesso Martello può concedersi. Ed al telefono ben si comprende tutta l’amarezza per una situazione che, secondo il sindaco di Lampedusa, è stata presa sottogamba dal governo: “Lasciatemi dire che noi come comunità – ha dichiarato Martello – Siamo arrabbiati ed indispettiti nei confronti dell’esecutivo”.

E questo perché davanti alle coste dell’isola per il momento non c’è traccia della nave che alcune settimane fa lo stesso primo cittadino aveva chiesto: “Lo ripeto da tempo, qui senza la nave dell’accoglienza si rischiano altre crisi – ha ribadito Martello – Vista la situazione, l’unica soluzione ideale è fare in modo che i migranti trascorrano le quarantene a bordo della nave”. La rabbia del sindaco di Lampedusa è legata soprattutto al fatto che il governo ha già inviato una nave a Palermo nelle scorse settimane: “Lì, dove i migranti vengono portati da altre parti, hanno inviato la nave – ha rimarcato Martello – Qui, dove invece i migranti arrivano direttamente, non hanno inviato nulla”. Forse qualcosa potrebbe cambiare nei prossimi giorni, visto che proprio ieri avrebbero dovuto aprire le buste relative al bando per la scelta della nave: “Vedremo, così mi hanno detto”, ha commentato laconico il primo cittadino dell’isola più esposta al fenomeno migratorio.

L’appello del sindaco di Lampedusa diventa un coro unanime con quello del presidente della Regione siciliana Nello Musumeci il quale, ancora una volta, richiama il governo centrale a prestare l’attenzione sull’isola maggiore delle Pelagie. "Lampedusa- scrive il governatore siciliano-vive una condizione di seria preoccupazione. Abbiamo chiesto più volte che si utilizzasse una nave ormeggiata in modo da potere fare su questa la quarantena, e non sulla terraferma. Non ci vuole molto. La Sicilia ha già tantissimi problemi e il governo non può assolutamente scaricare questo dramma sul sistema sanitario e sociale regionale, alimentando una forte tensione tra i cittadini, alimentando la paura di una nuova diffusione del contagio del coronavirus".

La nave quarantena in questa battaglia per una sicura accoglienza dei migranti e della popolazione siciliana, è stata da sempre richiesta anche dal sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna. "Ad oggi- ci dice il primo cittadino- non ci è stata data ancora una comunicazione ufficiale circa l’assegnazione di una nave, nonostante ci avessero riferito che proprio ieri avrebbero espletato le pratiche necessarie. Rimaniamo in attesa di comunicazioni”.

Ed intanto l’hotspot di Pozzallo al momento respira un po’ dal momento che i migranti arrivati ieri sera a Porto Empedocle da Lampedusa sono stati trasferiti nel centro di accoglienza di Comiso. Si tratta di 78 migranti giunti sull’Isola maggiore delle Pelagie gli scorsi 1 e 2 maggio. A mantenere continuità invece è l’identificazione degli extracomunitari al porto di Porto Empedocle al contrario di quanto disposto dall’ordinanza del sindaco Ida Carmina che ne aveva sancito il divieto proprio a causa dei problemi di carattere sanitario legati all’emergenza da coronavirus. Nell’ordinanza sottoscritta dal sindaco si legge infatti che il porto della città marinara “non assicura i necessari requisiti per la classificazione e definizione di Place of Safety (luogo sicuro), in virtù di quanto previsto dalla Convenzione di Amburgo, sulla ricerca e il salvataggio marittimo, per i casi di soccorso effettuati da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell'area Sar italiana". Appunto per questo motivo veniva vietato lo “sbarco e il transito di qualsiasi voglia migrante”.

La situazione non appare delle migliori. Che i migranti vengano trasferiti nell’ hotspot di una città piuttosto che di un’altra, il problema di fondo è legato al fatto che sono sempre ed esclusivamente gli amministratori locali della Sicilia a dover affrontare direttamente i casi di emergenza senza nessun aiuto del governo centrale. Decisioni da adottare nell’immediato e con tanta responsabilità sulle spalle, visto che in gioco c’è la sicurezza di tante vite umane, azioni da adottare nel giro di poco tempo per garantire il rispetto e la dignità di ogni essere umano. Il tutto senza un “appoggio” da parte delle istituzioni nazionali. La storia insegna che in prossimità della stagione estiva, questo è l’inizio di un periodo che precede altri numerosi sbarchi autonomi lungo le coste di Lampedusa e della Sicilia in genere ed allora la domanda sorge spontanea.

Cosa ci si dovrà aspettare nei prossimi giorni e per tutta l’estate? Ovviamente se la situazione continuerà ad essere gestita allo stesso modo di oggi, i centri di accoglienza, già pieni, rischieranno il collasso con tutti i problemi connessi.

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