Coronavirus

Dubbi Ema sulla quarta dose: "Insostenibile campagna ogni 3-4 mesi"

Motivi logistici e di risposta immunitaria. Ecco perché secondo l'Ema non è possibile inoculare la quarta dose di vaccino dopo così poco tempo

Dubbi Ema sulla quarta dose: "Insostenibile campagna ogni 3-4 mesi"

L'Ema boccia la possibilità di realizzare campagne vaccinali ogni 3 o 4 mesi. Marco Calveri, responsabile per medicinali e vaccini contro il Covid presso l'Agenzia europea per i medicinali, ritiene che sia "insostenibile". E lo è per vari motivi: oltre che per questioni logistiche, non è pensabile perché la risposta immunitaria "non sarebbe la stessa rispetto a quanto preferibile".

Per questo motivo, stando alle affermazioni dell'Ema, risulta sbagliata la scelta di Israele che dallo scorso 2 gennaio ha dato inizio alla somministrazione della quarta dose per arginare il propagarsi della variante Omicron. Dell'idea che moltiplicare i richiami non sia la scelta migliore, riporta Repubblica, anche Guido Forni, immunologo dell'Accademia dei Lincei, il quale spiega: "Esiste un termine tecnico che si chiama exhaustion, o sfinimento del sistema immunitario". E aggiunge: "È improbabile che accada con Sars-Cov2, ma esistono casi in cui, dopo tante stimolazioni, i linfociti T prodotti dai vaccini smettono di funzionare correttamente. È come se le nostre difese fossero sfinite".

Ciò significa che, presumibilmente, l'exhaustion non avverrà con il coronavirus perché la proteina Spike stimola il sistema immunitario in modo blando ed è possibile notarlo con il rapido calo della protezione. Allo stesso tempo però, afferma sempre Forni: "Saranno necessari studi per controllare il fenomeno". Inoltre, c'è anche un altro fenomeno da non sottovalutare riguardo la possibilità di somministrare altre dosi: il peccato originale dell'antigene, anche detto effetto Hoskins. "Se io, che ho ricevuto tre dosi del vaccino messo a punto con il virus di Wuhan, dovessi ricevere una quarta dose con il vaccino adattato a Omicron, il mio sistema immunitario - afferma Forni - potrebbe tendere a reagire come se avesse ancora a che fare con l’antigene di Wuhan. Una persona mai vaccinata prima produrrebbe invece anticorpi adatti a Omicron. È come se il mio corpo avesse imparato a eseguire un certo tipo di esercizi. Quando gli si chiede di farne di nuovi, preferisce tornare a quelli iniziali".

Aggiornare i vaccini

L'Ema e la Fda americana si stanno interrogando sulla possibilità di aggiornare i vaccini. Prima di farlo "sono necessari i dati clinici". Emer Cook, direttrice Ema, afferma: "Serve una discussione più strategica su quali tipi di vaccini potrebbero essere necessari a lungo termine per gestire adeguatamente la pandemia". Solo dopo ciò ed essersi interfacciati con l'Oms sarà possibile prendere una decisione sugli aggiornamenti delle varianti.

L'agenzia europea per i medicinali, allo stesso tempo, ha voluto sottolineare come i dati disponibili sui vaccini dimostrino l'efficacia e la protezione di questi contro lo sviluppo delle forme gravi e la necessità di ospedalizzazione legata alla variante Omicron. Nonostante la perdita di efficacia nella protezione contro i contagi e le forme lievi della malattia.

In proposito, Forni ha spiegato come sia stato possibile questo calo della letalità: "Il Covid trasforma le cellule umane in cui riesce a penetrare in fabbriche di nuove particelle virali. La cellula umana smette di produrre le sue normali proteine e produce, invece, le proteine del virus. A un certo punto - continua - la cellula infetta muore, liberando un numero molto elevato di nuovi virus che infettano altre cellule umane". Il sistema immunitario di fronte a questa "invasione" agisce con una strategia "a tenaglia", vale a dire che da una parte gli anticorpi neutralizzano le particelle virali, limitando il diffondersi dell'infezione e dall'altra "i linfociti uccidono le cellule che stanno trasformandosi in fabbriche di virus".

Difficile dire oggi se il calo dei ricoveri dipenda dai vaccini o dalla minore aggressività della variante Omicron, quello che è certo, secondo l'immunologo dei Lincei, è che una malattia in grado di uccidere molto è stata trasformata in una che "non lo fa o lo fa molto meno". Secondo una rivista scientifica americana di ambito medico di nome Jama, i vaccini hanno evitato solo negli Stati Uniti ben 14milioni di contagi, 1 milione di ricoveri e 241mila morti. L'Ispi, l'Istituto per gli studi di politica internazionale, ha fatto la stessa stima per l'Italia ed è arrivato alla conclusione che i vaccini hanno salvato la vita a 25mila persone.

Conclude Forni che saremo in grado di vivere una nuova normalità "quando arriveranno farmaci più efficaci come l’antivirale di Pfizer o vaccini diversi, ad esempio spray, o capaci di sfruttare parti del virus diverse dalla proteina Spike" perché a quel punto "anche il nostro approccio psicologico nei confronti del Covid muterà".

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